domenica 8 febbraio 2009

Il noise, Jesus and Mary Chain ed il piacere di rispondere sì a chi dice "Questa non è musica, è rumore"

Potrei scrivere di tante cose in questo momento, potrei tirare fuori lo schifo e la rabbia che ho dentro. Ma non voglio. Dentro di me stanno fermentando passioni e moti così intensi, oscuri, mordenti che so che le mie parole non sarebbero coerenti, rispecchiando solo il coacervo di disgusto che i casi pubblici dell' ultima settimana hanno fatto nascere in me.
Così, in maniera molto borghese, per scordare l amarezza del momento, parlerò d arte, di musica, i miei post che hanno meno successo in assoluto, ma bene così.
Per questo post vorrei partire dalle parole di Blixa Bargeld, leader del gruppo Einsturzende Neubauten (traducibile pressapoco come "il crollo dei nuovi palazzi"), band che irrompe nei primi anni ottanta sulla scena musicale, traghettando il punk anarchico nel folle circo della musica industrial: "non mi piace essere definito un musicista, io non lo sono, credo ci siano fin troppe note nell' aria". Detto da uno che nei dischi usava martelli pneumatici, lamiere, flessibili, tubi d acciaio e simili, ci si può anche credere. Quella dei (primi) Einsturzende è musica al grado zero, destrutturata al massimo, per certi versi volutamente inascoltabile (se trovo uno che ha ascoltato Kollaps,l album, dall' inzio alla fine più di una volta gli mando un mazzo di fiori e la neuro), fastidiosa, rumorista (noise), è l' unica musica che rispecchia fino in fondo l età industriale in cui si vive. L idea è che si debba andare ancora oltre la dodecafonia, che propugnava si nuove armoniche, ma pur sempre armoniche, pur sempre note e accordi, per raggiungere il suono pure, anche laddove questo si fa rumore.






Adesso, non è che pretendo che vi ascoltiate otto minuti di Kollaps, è giusto per far capire di cosa parlo (e vi assicuro che non è il pezzo più duro dell' album, direi anzi che ha delle concessioni melodiche qui e la).
Bon, questo per dire cosa sia il grado estremo del noise.
Però c è chi ha costruito qualche sovratruttura, pur attenendosi all idea di fondo che si possa fare musica attraverso l impatto del suono puro piuttosto che con gli accordi.
Siamo a metà degli anni ottanta, e dalla Scozia una band fa parlare di se. La stampa britannica specializzata, che ha una vera passione per le etichette, osservando il loro modo di presentarsi al pubblico chiuso al contatto, fissandosi apparentemente le scarpe, ma in realtà guardando attentamente i pedali delle chitarre, li chiamerà "shoesgazer", i fissascarpe, loro e quelli come loro che verranno. Il gruppo si chiama "Jesus and Mary Chain", e vende sogni. O incubi, dipende da come li si prende. La loro idea è assieme semplice e geniale. Prendono un quarto di rabbia punk, un quarto di post-punk e darkwave, una metà di assoluta immoralità per i testi, e sopra questa miscela incendiaria ci sbattono vagonate di chitarre distorte. Ma attenzione, non distorte alla Hendrix, perchè quelle distorsioni, radicate nel blues, erano più vicine al virtuosismo del solo jazz, distorte in maniera particolare, non nei soli, non nelle note velocissime ed impazzite. Le chitarre diventano una muraglia che con effetti e riverberi, copre un cuore dolcissimo di melodie quasi pop (una specie di "oscuro cuore di panna"), nella loro semplicità e fruibilità. Si apre una scuola: dolce e amaro, o meglio dolce ed acido. Il loro primo album si chiama PsychoCandy ed ogni singola canzone trasuda una immoralità malata ma del tutto ingenua, testi scritti da una Lolita fatta di LSD.







Come potete sentire, se ne avete tempo e voglia, la loro musica è tutto fuorchè "aggredente", io personalmente la trovo, ovvio, molto piacevole, ed in queste settimane ascolto PsychoCandy una volta al giorno.
Ma oltreoceano non è che si guardano l' ombelico. C'è una band che impazza, più o meno, da qualche anno. E' di quella che verrà chiamata successivamente "no wave" new yorkese, a me piace considerarli una delle punte più alte che il noise abbia mai toccato. Si chiamano Sonic Youth, e sono venuti ad apririvi il culo. Il loro album più bello, più compiuto, più incredibilmente orgasmico (si vede che mi piacciono, vè ?) è "Daydream Nation", la nazione dei sogni ad occhi aperti, ma a sentir loro, forse non sono sogni, ma cupe visioni. Nel 1988, questi pischelletti con una sana passione per il rumore regalano al mondo sferzate di sound rabbioso, giovane, estremo, raccontando una nazione in bilico, una generazione che non ha ideali e di questo se ne sbatte teneramente, fintanto che qualcuno avrà ancora in mano una chiatarra, una nazione da "Teenage Riot", come si intitola il pezzo di apertura dell' album.



Due canzoni per capire di chi stiamo parlando:nella prima, "Silver Rocket", c è l' intermezzo noise più godurioso della storia. Dopo un paio di minuti di avvertimenti stringenti "You got it, you ride the silver rocket, can t stop it", la linee tensive che tiravano la canzone hanno la meglio, e sotto le chitarre grattate e le rullate, si vede infine il nero buco di rumore che queste cercavano di nascondere. Ma ecco il miracolo, da quel buco nero, come da una spirale, rinasce la musica, rinascono le chitarre e le rullate, nella piena consapevolezza che "bisogna avere il caos in se per partorire una stella danzante".



La seconda è "Eric's Trip", ed è emblematica del programma di questi ragazzacci newyorkesi fin dalle prime parole "I cant' see anything at all, all i see is me, that's clear enough and that's whats important, to see me". Della serie, chi vi caga, io ho il mio noise, e sto bene così. Nessun intermezzo puramente noise, ma rumore dall' inizio alla fine, chitarre grattate, effetto wa-wa a non finire, ed alla fine, la sensazione di averlo fatto davvero un viaggio con Eric.




E chissa, forse parlando un po della musica che mi fomenta di più da ultimo, ho parlato anche del coacervo di passioni di cui sopra. Io lo spero. Come spero che una certa ragazza di mia conoscenza faccia in tempo a scappare dalla sua prigione, prima che gli orchi cattivi ne rinforzino le mura.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

ci sono momenti nei quali mi faccio delle domande cui non so dare altrettante risposte!

Belphagor ha detto...

Mi sfugge il senso ultimo del tuo commento, mio caro Uno !

Anonimo ha detto...

il senso è : ma da dove diamine sei uscito ?!?!? :o)))))

Belphagor ha detto...

Le mie scelte musicali partono tutte dall' ottima musica che mi facevate ascoltare da bimbo, si sono solo evolute. Come le scelte letterarie. Dovresti essere fiero !!

Artemisia ha detto...

Quando me lo fai un post su Mozart? ;-)
Artemisia,
(solidale con la ragazza in prigione perchè ci è stata anche lei)

Belphagor ha detto...

Cara Arte, al limite un post sul ludovico van, che lo conosco un pochino meglio...su quel pazzo turpiloquante di Mozart ho un ignoranza abissale, che spero di colmare prima o poi. Ma dimmi, piaciute le schitarrate distorte ;) ?