sabato 31 gennaio 2009

Montagne russe emozionali


E' un periodo strano. Ho una scadenza importante che si avvicina sempre di più; potremmo dire, forse un po' esagerando, che incombe.
Come mi succede spesso in queste occasioni, faccio uscire il mio lato più schizotipico: alterno cioè momenti di negazione al limite del patologico conditi con un esame di realtà un filo alterato, del tipo "non sta succedendo niente", "ho ancora molto tempo", "ho ben 15 giorni e mezzo", e simili, a momenti di nevrosi bruciante, che mi attacca il cuore, mi accelera il metabolismo basale (se sapessi che kaiser è) e mi da le energie di un coicanomane strafatto di crack, e allora via a perdere diottrie ore intere davanti allo schermo, a inserire numeri in caselle (excell, ti odio !), a praticare ANOVA (Anlisys of Variance, un metodo statistico per verificare ipotesi scientifiche, e non fate tutti "oooooooohhhhhhhhh", che la psicologia può anche essere una scienza, basta interessarsi più del cervello e meno della mammina cattiva), a constatare che le mie ipotesi erano sbagliate, a riformularle con l' ausilio dei dati, a far combaciare la teoria con la pratica, che è forse il campo in cui meno sono ferrato in assoluto (mi sono accorto che non ficco un punto fermo in questo delirio in prosa da una dozzina di righe, ora lo metto così tirate il fiato).
Il che ha anche un riflesso sulla mia emotività (e grazie al kaiser, si potrebbe anche dire). Alcuni momenti rileggo quello che ho scritto, ripenso a tutti quello che ho fatto, a questi due anni di lavoro, diciamocelo, duro e, diciamocelo ancor di più, retribuito in pacche sulle spalle e stima (non che non sia utile, intendiamoci, ma avete mai provato a pagare una pinta di Guiness all' enorme proprietario irlandese del Druid's con una pacca sulle spalle ? Lui la pacca ve la da sui denti !), e sono soddisfatto, me le vorrei dare da solo le pacche sulle spalle: "ma che bel lavoro", "ma che chiarezza nei concetti", "ma che introduzione teorica raffinata", "ma che citazioni azzeccate". Questo quando va bene, e il trenino delle montagne russe sale la china. Il problema è quando arriva in cima e comincia così la sua inarrestabile discesa. E allora, come dice Carlà Brunì, sono cazzì da cagarè, perchè mi sembra di aver tirato due anni giu per il cesso, mi sembra che il mio lavoro sia un' inutile accozaglia di frasi sconnesse, uno schifo, meritevole solo del pubblico ludibrio (va bè, sì, la sto mettendo giù un po' eccessiva, però è per creare l' effettacio che cattura il pubblico !) e di una laurea da 90/110.
Ecco, la cosa che mi preoccupa è che ora, proprio ora mentre scrivo, sono esattamente all' apice, in quel mistico momento della salita in cui ho uno sprazzo di lucidità e in cui riesco a valutare il lavoro per ciò che è: la tesi di un laureando, che si è molto impegnato, che ha molto investito su questo prodotto, che ha peccato a volte di ingenuità ed a volte di orgolio, che ha avuto attorno delle persone fantastiche che gli hanno insegnato tanto, e da cui lui forse avrebbe potuto imparare di più; una tesi da buon laureando, non una buona tesi da laureando.
Il problema è che tra un po' comincia la discesa: tenetevi al maniglione e preparatevi ad urlare, sarà una lunga serata.

mercoledì 28 gennaio 2009

Odio "Il giorno della memoria"


L' immagine è presa dal sito dei "Paguri" di Don Zauker (ne approfitto per dire che qualora violassi il Copyright, la levo subito) e spiega senza bisogno di tante parole perchè odio il giorno della memoria.
Alla lunga mi sembra diventato come la festa della mamma, l' 8 marzo, San Valentino: un occasione in cui "celebrare" cose e persone che poi il resto dell' anno chi se ne sbatte.
"Oggi prendiamoci tutti per mano, e pensiamo a quei poveri 6 milioni di ebrei, ma solo a loro eh, che quelli ancora vivi ci stanno ancora un pochino sui coglioni, e sono dei nazistoni cattivi pieni di soldi che: 1)se sono israeliani sono degli assassini sanguinari che uccidono poveri palestinesi inermi, la cui unica colpa è quella di aver votato a larga maggioranza un "partito" che nella carta costituente ha l' obiettivo di distruggere "l' entità sionista" e che farcisce le città israeliane di missili (che oggi sono Qassam ma se domani si ingegnano un po' vedrai che bel casino)2) se non sono israeliani sono ebrei della diaspora che tanto comunque non sono veri abitanti del paese in cui abitano ma spie dell' "entità sionista" cui danno appoggio in maniera pregiudiziale, per cui alla fine della fiera vale la descrizione al punto 1".
L' europa alla Germania e ai nazisti gli dovrebbe fare un bel monumento, in cui li si ringrazia di essersi addossati, soli, la croce dell' antisemitismo nella storia, quando invece gli ebrei hanno preso sputi e percosse in tutta europa, da quando i romani gli hanno distrutto gerusalemme (i romani odiavano gli ebrei, magari ci possiamo ricordare anche questo). Magari potremmo ricordarci i ghetti in cui hanno sempre vissuto in italia, in spagna, in francia, in polonia (il ghetto di Varsavia mica se lo sono inventati i nazisti), nei paesi baltici, ecc. ecc. Persino negli States in molti Country Club non facevano iscrivere gli ebrei. Allora nella giornata della memoria ricordiamoci tutto questo, e magari ricordiamocene anche il 28 di gennaio, o il 30 di luglio, che non si fa un soldo di danno.
6 milioni sono morti, ma molti sono ancora vivi, grazie a Dio, qui ed ora. A me piace pensare di essere soprattutto loro amico.

martedì 27 gennaio 2009

2009 odissea nella burocrazia (una tragicommedia in tre atti)


ATTO I: Belphagor si deve laureare (e finalmente !), egli pensa che, raccolti i dati e scritta buona parte della tesi, il più sia fatto. Sbaglia. Si reca a prendere i moduli da consegnare in segreteria.
SCENA: la segreteria didattica, ufficio tesi.
Nella parte di Belphagor, data la somiglianza, un ottimo Johnny Depp.
Belphagor:"Buongiorno, devo prendere i documenti per la tesi !" [Sorride affascinante]
Impiegato [un allucinato John Malkovich]:"Triennale o specialistica ?" [A metà tra lo stressato e il rassegnato]
B.:"Specialistica." [Sorride di nuovo, meno convinto]
I.:"Non lo sai che questa è la fila per la triennale ?" [Un lampo di sadico divertimento negli occhi]
B.:"E come avrei dovuto saperlo, non c è scritto da nessuna parte !" [Cerca di mantenere il sorriso]
I.:"Comunque qui abbiamo solo quelli della triennale, devi andare all' altro sportello !" [Ormai è chiaro, si sta divertendo] NB:l' altro sportello è esattamente a fianco di quello di John Malcovich, e al suddetto non costerebbe niente allungare la manina.
B.:"Va bene, vado di la." [Rassegnato]
Taglio sull' orologio, sono passati 40 minuti.
B.:"Buongiorno...ecc.ecc."
Secondo impiegato [John Goodman]:"Lei è N., bene, eccoli qui"
B."Allora la scadenza per la consegna è il trenta gennaio ?"
S.I.:"Credo di sì !"
B.:"Come crede ? Ne è certo o no ?"
S.I.:"Ragazzo, al mondo non c è niente di certo !" [Sorriso affabile, tono paternalistico]
B.:"Ma scusi, se non lo sa lei !"
S.I:"E' che lei la consegna la deve fare in segreteria amministrativa, questa è la didattica, noi non sappiamo le loro scadenze !" [Faccia perplessa, tono misurato, vagamente condiscendente]
Belphagor ringrazia e se ne va mugugnando tra i denti, e ponendosi seri interrogtivi sulla morale sessuale della mamma dell' impiegato.

ATTO II
Belphagor deve farsi convalidare due CFU (crediti formativi universitari, grazie Berlinguer, ma non potevi stirare tu al posto di tuo fratello ?), da un paio di mesi;il coordinatore del suo corso di laurea lo ha rimbalzato diverse volte con futili motivi, senza mai spiegare chiaramente che diavolo di documenti il suddetto Belphagor dovesse portare per questo riconoscimento. Dopo attente ricerche personali, che lo hanno portato financo a parlare col garante degli studenti che gli ha detto "Ah, il professor M., allora, mi creda, le cose glie le deve spiegare con calma e chiaramente, se no lui non capisce", dandosi di gomito con una collega, capisce quali documenti deve produrre, li ottiene, e va per l' ennesima volta dal prof. M.
SCENA:ufficio fumoso e tetro del Prof. M.
Belphagor:"Ecco tutti i documenti...ora ?"
Prof. M. [Pietro Pacciani, giuro che è il sosia!]:"E adesso aspetti che lo porto in presidenza, tra una settimana."
B.:"Prego..."
P.M:"E certo, che pensava, che si facesse subito ? Prima deve passare per il consiglio di facoltà !"
B."Ma io mi devo laureare, devo averli per il trenta questi due crediti !"
P.M."Va bè, allora mi segua"
[Taglio, segreteria.]
Segretario addetto ai passaggi e alle convalide (cioè, parliamone, esiste una figura addetta appositamente ai passaggi di corso e alle convalide !!) [Sergio Rubini truccato come in "La terra"]:"Bene, bene, mi dia i moduli e torni giovedì !"
B."Ah, domani, è aperto al publico no, domani ! Cioè giovedì..."[con fare ingenuo]
S.A.A.P.EA.C.(da ora per semplicità "S."):"E no, giovedì della prossima settimana !"
B."E perchè giovedì della prossima settimana ?" [Sempre ingenuo ma con una sfumatora incazzosa]
S."Perchè, perchè ! Perchè io c ho da fare, mica posso seguire solo lei !"
B."Ma io mi devo laureare, ecc.ecc."
S."A sì, aspetti un minuto"
Entra in ufficio e ne riesce dopo meno di dieci minuti.
S.(porgendogli un foglio)"Firmi quì!"
Firma.
S."Ecco fatto !"
B."Ma come ecco fatto !?"
S."Sì sì, tutto sistemato !"
B."Grazie, eh !" [Basito, furente e incredulo]


ATTO III (la chicca)
Belphagor si deve far rilasciare il certificato dell' avvenuto tirocinio, per questo va al Dipartimento di Psicologia 1, presso il quale ha svolto il suddetto tirocinio.
B."Ecco qui la domanda, controfirmata dal tutor, posso avere il certificato ?"
Impiegato [Pupo con i trampoli]:"No !" [vagamente offeso, come se la cosa lo irritasse personalmente]
B."Scusi, perchè no ? " [Rassegnato e stremato, ormai, dopo i due atti precedenti]
I."Perchè serve la firma del capo dipartimento, il prof. Z."
B."E quando viene a firmare ?" [Sull' orlo di lacrime di rabbia]
I."E, in questi giorni..."
B."Va bè, ma per il 28 riesco ad averlo sto benedetto certificato" [Calcando su "benedetto", indicando chiaramente che la scelta di tale parola rispetto ad altre è frutto solo del suo essere gentleman]
I."Bè, certamente penso di sì !"
B."A, se certamente pensa di sì, sto a posto !" [Con una cortesia che rasenta, ma dico rasenta appena eh, la presa per il culo]
Si gira, ringrazia, se ne va.



Questa tragicommedia è dedicata ad Artemisia, nella convinzione totale che lei adotti tutt' altro modello di comportamento !


PS:dato l umore fottutamente malinconico in cui sono piombato ultimamente, complice il cielo plumbeo, riparte l' angolo letterario di Rigeneration X, il post è nel blogroll. Sconsigliato a chi non se la vuole "prendere a male", come si dice a Roma...

mercoledì 21 gennaio 2009

Old fashoned !


Oggi camminavo baldanzoso per San Lorenzo con: nelle orecchie le cuffie di un lettore CD, che non legge manco gli MP3, una felpa dalla fantasia anni 90, il giaccone "Paul & Shark" di mio nonno, comprato qualche anno prima della mia nascita, e in mano una lattina di chinotto Neri (quella old style con la scritta "Chin8", della serie "chi beve Neri ne ribeve", per la quale ho un vero feticcio),ed ho pensato tra me e me con una certa soddisfazione "Ammazza quanto sono old fashoned !".
Poi sono entrato in segreteria amministrativa e mi è sparito il sorriso, ma questa è un altra storia, e forse ve la racconto domani.

lunedì 19 gennaio 2009

Se non li conoscete...

Scusate, come sapete non sono solito fare politica in modo becero su questo blog. Avrete anche avuto modo di immaginare che non sono certo un estremista.
Sono però certamente antifascista, anche se non dell' antifascismo rancoroso di tanti movimenti antifà attuali, con i quali non sento molti legami (la RAM, Rete Antifascista Metropolitana è piena di fascisti di sinistra che ve li raccomando uno per uno, almeno a Roma), diciamo, ben via, che sono un antifascista di matrice repubblicana e liberale (se a diciotto anni qualcuno mi avesse detto che un giorno mi sarei definito repubblicano e liberale probabilmente mi sarei messo a ridere).
Però sta canzoncina è fantastica, e mi è entrata in testa di brutto.
Ve la propongo, anche se forse alcuni di voi la conosceranno già:



PS:per altro delizioso l' accostamento con gli USA e la CIA, che sicuramente era la cosa che faceva incazzare di più i missini !

domenica 18 gennaio 2009

06:31


Roma di prima mattina (o di tardissima notte) è un campo spoglio dove i tiratardi seminano le ultime ore di una lunga giornata, cercando di rubare il tempo al tempo.

martedì 13 gennaio 2009

Siiiiiiiiii

Avete mai notato quante informazioni riesce a convogliare, grazie all intonazione e alla lunghezza della vocale, la semplice affermazione "Sì" ?
Io con JJ utilizzo almeno 10 sì diversi...lei non sembra afferrare le differenze fra l' uno e l' altro.

domenica 11 gennaio 2009

Cristi moderni

Oggi mi va di appesantire un po' il web.
La figura del Cristo, per quanto da secoli delle anime belle ce la presentino come rivoluzionaria, è in realtà normale amministrazione in ambito antropologico, e specialmente per quanto riguarda i miti e le leggende degli antichi. Voglio dire che la figura dell' eroe innocente che si carica il peso e le sofferenze del mondo sulle spalle, e si sacrifica per il resto dell' umanità, è presente in moltissime culture, lungo tutto l' arco della storia umana (a volte la cosa non era neanche tanto figurata, e il prescelto di turno ci lasciava le penne per davvero).
Anche nel mondo contemporaneo.
Questa cosa mi è venuta in mente proprio l' altro giorno, guardando "Control", un bellissimo film inglese sulla vita di Ian Curtis, cantante e frontman del fondamentale gruppo della scena post-punk Joy Division (per altro consiglio vivamente il film a tutti).

Ian Curtis era un ragazzo sensibile, viveva in un grigio sobborgo inglese, alquanto triste. La sua adolescenza un po' sconvolta non è così estrema da essere ricordata. Si dilettava nello scrivere poesie, finchè un amico non gli disse che cercava una voce per il suo gruppo. Questo evento e una passione smodata per la musica (Bowie, Iggy Pop, Velvet Underground, Sex Pistols e simili) lo avviarono verso una carriera musicale. I suoi testi sono tutti dolenti, profondi, strazianti, a volte parlano del dolore che danno le troppe emozioni, un grumo attorcigliato come il nodo gordiano, scioglibile solo con un colpo di spada, a volte parlano invece del dolore di non provare niente, del vuoto interiore, della morte che affrontiamo ogni giorno. Le musiche dei Joy Division sono scarne, il basso regge quasi da solo la melodia, la chitarra squarcia l' aria, la batteria compressa, che a volte sembra quasi elettronica, tiene un tempo minimale, erede del punk, che angoscia ed attrae nelle sue spire, come un pericoloso serpente nero.
I Joy Division hanno un grande successo, vendono molti dischi, in inghilterra diventano una band di culto, vanno persino in televisione. Nel frattempo Ian si è sposato giovanissimo, con Annie, hanno avuto una bella bambina, lui l' ha conquistata con poesie e lunghi silenzi contemplativi.
Poi arriva Annik, la bella ragazza belga, Ian se ne innamora perdutamente, e capisce che lei lo ama come Annie non l ha mai amato: Annik ama il dolore di Ian, non solo quello che prova, ma anche quello che da agli altri, anche a lei.
Annie e Ian fanno un sacco di tira e molla, alla fine è lei che decide di finirla, Ian lungi dall' essere contento non vorrebbe perderla, comincia con Annik un rapporto di amore ed odio, lei è causa della sua felicità e del suo dolore.
Nel frattempo Ian ha scoperto una cosa terribile: è epilettico. Le crisi arrivano ovunque (persino sul palco), in qualunque momento, i farmaci funzionano per poco, e quando funzionano lo rendono sonnolento e spento e depresso (qualcuno potrebbe malignamente affermare: più del solito).
Ian comincia a sgretolarsi, non vuol più salire sul palco, la sua iniziale voglia di vivere, nonostante il dolore, cede il passo alla rassegnazione.
Il 18 maggio del 1980 Ian Curtis si impicca, all' età di 23 anni.
E nasce la leggenda.
Ecco: Ian Curtis è stato per tanti suoi fan come un Cristo. Si è caricato tutto il dolore del mondo sulle spalle, è stato toccato dal male (o dal divino, vista la natura particolare di una malattia come l' epilessia), dal destino, come Gesù è entrato in una Gerusalemme esultante (doveva partire addirittura per una tournè negli Stati Uniti) per poi morire il venerdì, solo e sconfitto.
Solo che Ian, a parte che nei cuori di milioni di govani, non è mai risorto.
Però con la sua morte ha permesso a tutti questi giovani di identificarsi parzialmente con lui, di scendere con lui negli abissi di dolore che provava, di morire con lui col cappio al collo, e, loro sì, di risorgere alla fine dell' album, mondati dal dolore e dalla tristezza.
Un analisi simile è tranquillamente attuabile per un altro famoso suicida oggetto di culto, che per altro a Gesù un pochino assomigliava: Kurt Cobain.

Ecco un paio di liriche dell' uno e dell' altro:

Joy Division - Isolation


In fear every day,m every evening,
He calls her aloud from above,
Carefully watched for a reason,
Painstaking devotion and love,
Surrendered to self preservation,
From others who care for themselves.
A blindness that touches perfection,
But hurts just like anything else.

Isolation, isolation, isolation.

Mother I tried please believe me,
I'm doing the best that I can.
I'm ashamed of the things I've been put through,
I'm ashamed of the person I am.


Isolation, isolation, isolation.

But if you could just see the beauty,
These things I could never describe,
These pleasures a wayward distraction,
This is my one lucky prize.

Isolation, isolation, isolation, isolation, isolation.




Nirvana - Smell like teen spirit


Load up on guns
Bring your friends
Its fun to lose
And to pretend
Shes overboard
Myself assured
I know I know
A dirty word

Hello (x 16)

With the lights out its less dangerous
Here we are now
Entertain us
I feel stupid and contagious
Here we are now
Entertain us
A mulatto
An albino
A mosquito
My libido

Yea

Im worse at what I do best
And for this gift I feel blessed

Our little group has always been
And always will until the end

Hello (x 16)

With the lights out its less dangerous
Here we are now
Entertain us
I feel stupid and contagious
Here we are now
Entertain us
A mulatto
An albino
A mosquito
My libido
Yea

And I forget
Just what it takes
And yet I guess it makes me smile
I found it hard
Its hard to find
Oh well, whatever, nevermind

Hello (x 16)

With the lights out its less dangerous
Here we are now
Entertain us
I feel stupid and contagious
Here we are now
Entertain us
A mulatto
An albino
A mosquito
My libido
Yea

giovedì 8 gennaio 2009

Ah, la bel vie !


Devo scusarmi con "tutti" i miei lettori. Ultimamente non sto scrivendo per niente, forse perchè sto davanti al computer a scrivere la tesi con orario d' ufficio 9-18, e sinceramente, alla fine della fiera, quando stacco di tutto ho voglia, meno che di scrivere ancora. E dire che di cose da dire ne avrei !
Prime fra tutte le mie considerazioni sul viaggetto parigino. E allora cominciamo !
Il viaggio comincia sotto i migliori auspici, in uno scompartimento con cuccette: i posti sei, noi tre. I rimanenti posti erano occupati da: una giapponesina terrorizzata dalla nostra presenza (credo in particolare dalla faccia da maniaco di Luca), che non ha detto mezza parola, nonostante i nostri molteplici tentativi di metterla in mezzo; e due padri di famiglia con famiglia (per l' appunto) al seguito, in un altro scompartimento, peccato solo che le mogli/madri sembravano del tutto incapaci di mantenere tranquilla la figliolanza, che ogni tre per due entrava nel nostro scompartimento a scassare i cabbasisi. Noi cerchiamo di dimenticare il trambusto bevendo mignon di Johnny Walker etichetta nera e una bottiglia di lambrusco da 1,5 lt, di quelle col tappo a vite, praticamente cocacola alcolica.

A Parigi, apena arrivati dopo 14 orette di viaggio, ci accoglie una temperatura giovane: fanno 0 gradi alle 11 del mattino. Con supponenza ed un filo di misoginia (le ragazze dicono che è freddo ?! tsk, tsk, per noi maschietti ci vuole ben altro) nessuno si era portato guanti e sciarpe, che sono stati il primo acquisto in terra francese.
L' amica dell' amico che ci ospitava ci viene a prendere alla stazione, e ci porta a casa, in una ridente banlieu di nome Colomb, che abbiamo scoperto in seguito essere conosciuta in francia come "la capitale dell' hasish" !
L' amica dell' amico vive in casa con un simpatico meticcio a nome Bounty (da pronunciarsi Buntì), con almeno due terzi di sangue di cane da caccia nelle vene, che puzza come il mio cane, pur essendo grande un quinto, ed ha una passione mortale per i maglioni, specie quelli di cashmire, che mastica con un allegria che, non fosse per il danno economico, sarebbe persino contagiosa.
Detto ciò, colazione in grande stile con quintali di crepe, e via verso Parigi.
E qui tutto cambia, io dimentico i disagi e mi innamoro come un ragazzino. Giro per la città a naso in su (ma anche a destra e a sinistra), terrorizzato che i miei occhi possano perdere qualcosa di quello spettacolo meraviglioso. Decido che non ci sarà pietà: sveglia tutte le mattine alle sette e trenta, no matter quello che si è fatto la sera precedente, e si esplorerà quanta più città si potrà, e si mangerà nelle brasserie, si compreranno dolci e quiche nelle boulangerie e si prenderanno litrate di vin chaude nei cafè che affollano quelle splendide strade.
Parigi ha ricambiato il mio amore, mostrando sempre la sua faccia migliore, assolata, allegra, magica, fino alla consumazione dell' atto: una specie di orgia estetica consumata all' ultimo piano delle scale mobili del Centre Pompidu, Parigi ai nostri piedi, il tramonto, un intera galleria ricchissima di opere contemporanee visitata (che, se volete la mia, alla Tate di Londra gli piscia in testa !), pronuncio la frase che credevo sarebbe stata immediatamente cassata "Comunque Parigi, è più bella di Roma"...dai miei compagni di viaggio silenzio, e "ohhhhhhh" ammirati guardando fuori dai vetri, credo fossero daccordo con me, almeno in quel momento !
Insomma, la città mi è piaciuta assai, e mi ha confortato in alcune considerazioni che avevo fatto dopo la visita a Londra: in Italia non esiste una vera metropoli, persino Milano, molto più europea e metropoli di Roma (ma molto molto più brutta !) non è nenache paragonabile alle grandi città europee, noi ci lamentiamo dell' immigrazione, ma in realtà non sappiamo neanche cos è l' immigrazione, a Colomb eravamo spessissimo gli unici bianchi sui mezzi, le altre città europee non hanno paura dell' arte e soprattutto dell' architettura contemporanea: il suppostone a Londra (ora non ricordo il nome vero, ma chi l ha visto capirà subito a cosa mi rifersico), il Centre Pompidu e l' intervento al Louvre (quello delle piramidi in acciaio e vetro), queste città non hanno paura di continuare a lasciare cose per chi verrà dopo. Noi no, sembriamo fermamente convinti in Italia che qualsiasi edificio tirato su dopo il 1920 non possa e non debba avere alcuna funzione estetica, se fa cagare è uguale, tanto è nuovo, e noi invece vogliamo solo l'antico noi ci sguazziamo nell' antico, ci riteniamo incapaci di lasciare qualcosa di bello ai posteri come fecero i romani, i principi rinascimentali, i papi, i padri della patria...e questo mi fa un sacco di tristezza.
Detto ciò non so a quando il prossimo post, vi prego di aver pazienza e di capire che al momento, "teso per la tesi", faccio quel che posso, come sempre vi saluto e sono...