domenica 11 ottobre 2009

Nuove lame vecchie trame



Io adoro, semplicemente adoro Allen.
Però è innegabile che il 75% dei suoi film potrebbe essere riassunto così: bruttino nevrotico incontra donna bellissima che potrebbe cambiargli la vita ma alla fine la nevrosi vince.
Comunque "Basta che funzioni" è notevolissimo. Ma io non faccio testo. Adoro Allen.

La solitudine, lo sai...


Credo fortemente che la solitudine sia una delle cose più sottovalutate dalla società in cui viviamo. Anzi, direi che è persino disprezzata.
Io credo invece a ciò che diceva Sant' Agostino: "Beata solitudo, sola beatitudo".
Ora, forse il santo del nordafrica esagerava un po', ma di certo noi esageriamo nel senso opposto.
Ci sono un sacco di cose nella vita di ogni giorno che fondamentalmente hanno la funzione precipua di non farci rimanere soli.
Uno fra tutti mi viene in mente il cellulare, ma in realtà sappiamo tutti di cosa sto parlando.
E invece la solitudine è una vera bendizione divina.
Ci sono stati qui i miei amici, abbiamo riso, abbiamo scherzato, abbiamo bevuto birra. Ma ora, solo, mi sembra di essere davvero libero. La mia indole ed il mio umore, al momento entrambi un po' mutangheri,possono prendersi finalmente la loro rivincita, la mia voglia di silenzio è soddisfatta.
Se riuscissi anche a venire a patto con i miei pensieri sarebbe bellissimo, ma qupsto...bè, forse sarebbe chidere troppo.

mercoledì 30 settembre 2009

Vi amo tutti!

Lo sapete che vi amo tutti, no!?
Però...però...però...
Vorrei tanto scrivere:del convegno (che bello!), dell' esame di dottorato che si avvicina (che brutto!), della storia che va a gonfie vele (che dolce!), dell' esperimento che sta finalmente partendo (che fifa!), della convivenza col fratellino (che spettacolo!).
Ma sono svogliato e stanco. E mi vergogno, perchè lo so che anche voi probabilmente lo siete (stanchi, dico, non svogliati), eppure trovate lo stesso la forza !
Che dire, a mio discapito vi fo vedere che faccia c ho a fine giornata...



sabato 19 settembre 2009

Il fascino discreto della borghesia satanica

Qualche sera fa, in preda ad un delirio cinematografico ed oppresso da cupa eppur piacevole solitudine, mi sono sparato in rapida sequenza "Il fascino discreto della borghesia" e "Rosemary's Baby".



Del primo non saprei neanche bene cosa dire. Film immenso nella sua raffinata semplicità. Film che merita e necessita sicuramente di più di una visione. Certamente di primo acchitto si rimane affascinati dalle singole scene, più che dall' insieme. E dal talento visionario e visuale di Bunuel. E certamente si gode del ironico contrasto sempre presente fra le pedanti buone maniere di questi signori benpensanti, e i loro traffici di cocaina, i loro tradimenti, la loro sessualità malata.
Certo Bunuel parla di una borghesia che oramai è quasi scomparsa. In un mondo in cui praticamente tutti sono borghesi, quasi nessuno lo è più in quel senso. Diciamo che abbiamo perso anche le buone maniere e la velata ipocrisia di quella classe, spesso mantenendone inalterati i vizi. Come dire, nessuno direbbe più "Ecco, avete appena visto come non deve essere bevuto un Martini Dry"...ma forse siamo tutti un po' più cafoni. E' strano che la mia lettura sia esattamente l' opposto di quella di Bunuel, ma lui non ha fatto in tempo a vedere la borghesia di la da venire.



Strano accostamento, dopo "Il fascino..." quello di "Rosemary's baby", ma forse non così tanto. Il film può avere due chiavi di lettura. Anzi, facciamo tre. La prima è quella dell' ottimo thriller-horror, quasi investigativo, direi. Oltre che quella dell' ottimo film in quanto a tecnica cinematografica e recitazione (Mia Farrow e Cassavetes, mica Boldi & De Sica!). La seconda è certamente quella dell' investigazione sulla maternità. Rosemary vuole disperatamente il suo bambino (che incerta sul sesso com è, chiama "Sarah-o-Andy"), è disposta a fuggire persino dal marito che crede in combutta con la congrega pur di salvarlo. Ma in realtà al suo bambino non vogliono fare del male, anzi, lo vogliono adorare, figlio com è del demonio. E quando lei scopre l' amara realtà sarà il suo istinto materno a prevalere, piuttosto che la sua educazione cattolica ("Non ti chiedo di condividere la nostra fede, ma solo di essere la madre di tuo figlio", le dice il capo della congrega).
C' è poi la terza chiave di lettura. Il film è del '68. E mi son chiesto: ma con tutto quello che succedeva nel '68, Polanski, non aveva altra storia da racconatare che questa? Forse una sorta di rifugio fantastico dalla realtà sociale così tesa di quegli anni? Poi ho fatto caso che nel film, la congrega, è composta da anziani signori, distinti, borghesi. Che non fanno altro che far la calza, apparecchiare la tavola come si deve, offrire the e dolcetti. Niente freaks, niente giovinastri: una accolita di anziani perbenisti con l' hobby del demonio. E allora, credo, eccolo il messaggio più nascosto del film: Polanski voleva indicare come fosse davvero il male, allora, e chi realmente fosse.



Certo è ironico constatare che abbia poi dovuto scoprire, a spese sue e soprattutto della povera Sharon Tate, che a volte il male ha anche l' aspetto di un freak dai capelli lunghi e gli occhi spiritati. Ma questa è un altra storia...

martedì 8 settembre 2009

ALLEGRIA!!



E adesso per quanto tempo ci stracceranno le palle?

sabato 5 settembre 2009

Il lupo


Ho un lupo. Una volta lo portavo in giro, sapete. Con una certa nonchalance. Ero convinto che fosse un animale come un altro. Sapevo benissimo che poteva essere pericoloso, Cristo, era un lupo! Ma pensavo che, essendo il mio lupo, non fosse poi così cattivo. E quindi, appunto, me lo portavo dietro. A volte col guinzaglio, a volte lo lasciavo persino libero, senza guinzaglio ne museruola. La gente non lo trovava poi così strano, ad alcuni piaceva persino il mio lupo. E' una storia vecchia: pericolo e fascino. In un modo o nell' altro la conosciamo tutti. Pericolo e fascino.
Poi le cose si sono un po' complicate. Perchè il lupo mi metteva nei guai. Mordeva, ringhiava. E tirava al guinzaglio. Uh, se tirava. E credetemi, non era un tipo da lasciarsi mettere il collare a strozzo. Non gli garbava per niente essere strattonato.
Quindi, dicevo, il lupo mi metteva nei guai. E soprattutto, spaventava alcune persone. A volte persone che mi erano molto vicine. Persone a cui volevo e voglio molto bene.
Io cercavo di spiegare loro che in fondo, anche se con gli artigli ed i denti aguzzi, per Dio, era il mio lupo! E tanto cattivo non era, in fondo. Loro dicevano che ero io a non capire, e che l' affetto che nutrivo per la simpatica bestiola non mi permetteva di vedere che razza di carogna bastarda fosse in realtà. E se ne andavano.
Alla fine venne la volta che quel bastardo dal pelo grigio morse me. Gesù, me! Il suo padrone, quello che gli dava i bocconi scelti, e lo portava in giro per il mondo.
E' stato allora che ho cominciato a pensare di disfarmene. Ma capirete anche voi che non è così semplice disfarsi di un lupo. L' ENPA non lo prende mica un lupo. Specie uno viziato come il mio. Abbandonarlo in autostrada non mi sembrava una buona idea, sia per ragioni morali che per motivi pratici. In più ha sempre sofferto il mal d' auto, quel maledetto dagli occhi gialli. Arrivai al punto di pensare, bè, facciamola finita. Una fucilata e via. Poi lo sotterro da qualche parte e buonanotte al secchio.
Ci sono arrivato molto vicino. Eravamo lì, io da una parte e lui all' altra estremità del fucile. Il mio sguardo scorreva lungo la canna, arrivava al mirino e finiva dritto nei suoi occhi gialli. E semplicemente non ce l' ho fatta. Perchè per quanto quel canide infido dalle orecchie a punta fosse, per l' appunto infido e maligno, mi aveva sempre dato il destro per un paio di sghigni di quelli buoni. Si insomma, avevamo passato bei momenti assieme. Non riuscivo a premere il grilletto.
Allora l' ho messo in cantina. E' chiuso a chiave. Gli do da mangiare, poco. Poco perchè voglio che resti deboluccio. Sì perchè la porta della cantina non è poi così resistente. E lui è forte, molto forte. Per cui un po' di carne ogni tanto, giusto perchè non crepi. Ma non abbastanza perchè possa avere velleità di fuga.
Perchè, vedete, sono sicuro che lui non avrebbe i miei stessi scrupoli. Sono convinto che a dargliene l' occasione quella bestiaccia mi affonderebbe le fauci nel collo con immenso piacere. E io ci tengo al mio collo. Così com è, senza sfiatatoi aggiuntivi.
Vi devo confessare una cosa. Ogni volta che scendo in cantina per dargli quel po' di carne, ho paura. Perchè di tanto in tanto mi viene voglia di riportarlo un po' a spasso il mio lupo. Vai poi a sapere perchè.

domenica 30 agosto 2009

No news, good news!

Spronato da una blogger di cui non farò il nome (la chiameremo per comodità Valeriasprona) son qui a darvi ragguagli.
Che dire, il ritorno in una Roma deserta ed infuocata è stato duro, ma anche piacevole.
Ho trovato ad aspettarmi una casa vuota che inizialmente sembrava respingermi (per questo passavo quasi tutta la giornata fuori, per non parlare delle notti), ma piano piano la cosa migliora, e cerco di mettere tutto nella giusta luce. Spostare oggetti, modificare assetti non è una mancanza di rispetto: la casa sarà, per un po', casa mia, e l' unico modo per convicerci bene (e per convivere anche col ricordo di JJ) non è certo renderla un mausoleo. Ciò non toglie che sto molto più dietro alle piante sul balcone ora che lei non c è di quando era qui a "ricordarmi" amorevolmente di farlo. Che poi queste mie cure non abbiano molto successo è un altro paio di maniche (credo che col clima dell' ultima settimana le uniche piante con una certa speranza di vita sul balcone siano i cactus).
L' altra grossa novità è che mi sono pesato, e sono finalmente venuto a sapere quanto lardo mi porto addosso. Ora, non vi dirò il numero preciso, ma diciamo che peso meno di Bisteccone Galeazzi, ma più di Kate Moss, anzi, mettiamola così, peso molto più di Kate e non molto meno di Giampiero. Per questo è scattata l' operazione dieta. In una settimana ho perso un chilo e mezzo, ma anche un sacco di buon umore nel mettermi a tavola, data la costante presenza sulla stessa di bresaole e ricotte varie! L' altro problema legato alla dieta è che mi sto svenando per comprare le chilate di verdure che utilizzo per saziare il mio povero stomaco. Però sono diventato un esperto nella scelta e nella pulizia delle verdure stesse...ed ho capito perchè i fagiolini già puliti costano molto di più degli altri!
Al lavoro le cose vanno, mi aspetta un settembre nero, fra esami di stato, presentazioni a congressi, studio per l' esame di dottorato e soggetti da testare. Ma come giustamente mi ha fatto notare un amico, c è davvero da lamentarsi quando uno non ha niente da fare, perchè vuol dire che le prospettive sono poco rosee.
Nel frattempo ho rivisto una ragazza che avevo cominciato a frequentare prima della pausa estiva. Le cose vanno bene, e direi che ormai la storia è derubricabile dalle "tresche" per entrare nel magico mondo delle "storie serie". La qual cosa mi spaventa un po', dato che mi ero abituato a scansare di brutto i sentimenti. Però è vero anche che chi non risica non rosica, e lei mi fa avere dei pensieri che non avevo da molto tempo. Uno di questi mi è venuto in mente l' altra sera in macchina, in ritorno da Ostia. Eravamo sul sedile di dietro, e ad un certo punto lei si è ranicchiata su di me e si è addormentata. Mi è venuto da pensare che per un uomo "grosso" come me è bello avere una ragazza "piccolina" (e lei lo è) perchè è come se questo riuscisse a dare un senso alla nostra grossezza:siamo grossi per poter accogliere lei, in tutta comodità.
E su questa nota da bacio perugina vi saluto e vi abbraccio. Spero solo di non far passare altri venti giorni!

giovedì 13 agosto 2009

L' Argentario, le polemiche estive e la Ficamaschia

Devo ammetterlo. Quest anno ho fatto le vacanze di un cinquantenne. E già mi è andata di lusso facendole. Le mie magre finanze e il settembre che mi aspetta (ricco di impegni, direi quasi miliardario di impegni) mi hanno limitato non poco. Per fortuna esistono gli amici, anche quelli che parlano poco ma poi fanno molto, e capiscono che magari portarti una settimana al mare a casa loro per farti dimenticare un po' la tristezza e la paura del futuro è la cosa migliore che possano fare per te. Però sono state vacanze da cinquantenne! Siamo stati a casa tre sere su sei, e le uscite sono state molto morigerate, composte soprattutto da lunghe passeggiate sui lungomare di porto Santo Stefano e porto Ercole, con una puntata mezza matta a Capalbio, ed una giornata a Montalcino, in cerca del Brunello. Quasi vacanze enogastronomiche direi, data la mole di sagre visitate.
Però l' Argentario è un posto splendido, un posto in cui i monti, anche abbastanza impervi, si sposano splendidamente con il mare, un signor mare, regalando panorami come questi.




E cale come questa.


O questa.


Poi torno, e trovo pane per i miei denti, con la polemica sugli insegnanti di religione e sulla pillola abortiva.
Sul primo argomento non mi pronuncio neanche. Direi che l' anomalia fosse proprio nel fatto che persone selezionate dalla curia entrassero nel merito a proposito del giudizio che un collegio di docenti della scuola pubblica esprimeva su uno studente.
Nel secondo caso credo che l' intervento più prezioso sia quello dello splendido ministro Gasparri, sempre pronto a regalarci nuove perle. Il ministro sostiene che l Agenzia Italiana del Farmaco non è autorizzata a pronunciarsi sull' efficacia e sull' utilizzo di un farmaco in quanto non ha alcuna "legittimazione democratica". Questo intervento è prezioso proprio perchè mette perfettamente in luce la deriva della democrazia che stiamo vivendo al momento. Tale deriva si chiama "populismo" e designa per l' appunto un sistema in cui è la legittimazione popolare l' unica cosa che conta nel emettere giudizi non solo morali, ma anche scientifici, o estetici o etici su di un qualsiasi argomento. Ciò che ci si dimentica è che se anche l' intera popolazione mondiale sostenesse che l' acqua è composta da una sola molecola di idrogeno ed una di ossigeno, l' acqua sarebbe sempre composta da due molecole di idrogeno ed una di ossigeno, non ci son cazzi. Allora il ministro Gasparri ha tutto il diritto di sindacare sulle norme per l' utilizzo dell RU-486, ma, benchè democraticamente eletto al parlamento, non ha alcun titolo, essendo un giornalista [sic!] per dare giudizi scientifici a proposito di un farmaco.
E qui chiudo.
E la Ficamaschia, direte voi!
Eccola, dico io!

domenica 2 agosto 2009

Luoghi dell' anima e strade bianche

In questi giorni, complice l' umore un po' malinconico e i lunghi pomeriggi estivi da riempire, mi sono dato ad una mia personale Recherche proustiana.
Dopo aver buttato merda per anni su Spoleto e sui luoghi nei quali ho passato l' ultima infanzia e la preadolescenza, sono arrivato alla conclusione che, nonostante tutti i limiti che questo paese ha, è casa mia. O meglio è il luogo in cui, sopra ogni altro, io mi sento a casa.
E' non è solo questione di "aria di famiglia". Certo, qui ci sono ancora i miei genitori ed i miei fratelli, oltre alle persone che più ho frequentato nel passato. Ma non è solo quello. E' proprio la geografia di questi luoghi che mi fa sentire a casa.
I dolci pendii coperti di ulivi, le cime più alte coperte di verde, le strade bianche che portano chissà dove.
Ecco, soprattutto le strade bianche nei dintorni di casa mia mi fanno capire che finalmente sono tornato.
Le stesse strade che dai nove ai tredici anni ho girato in lungo ed in largo, esplorandole fino in fondo, seguendone tutti i rivoli fino alla cime delle colline, il fondo delle valli, le case abbandonate, le radure.
Proust aveva le maddalene, io ho le strade bianche. Ma l' effetto è lo stesso. Mi è bastato ricalcare per pochissimo quelle strade bianche, per tornare immediatamente bambino, con la capacità di immaginare che alla fine di quella strada, ci fosse chissà che.

























lunedì 27 luglio 2009

Stato e processo

In questi giorni mi rendo conto di fare i conti per la prima volta in maniera forte con la morte.
Quando morì mio nonno, il marito di JJ, avevo solo cinque anni, e la morte era un concetto del tutto astratto. Un andarsene senza possibilità di ritorno molto diverso dalla realtà della morte.
In questo si può dire che io sia stato fortunato, in venticinque anni non ho mai avuto occasione di pensare alla morte in maniera approfondita. O meglio, ci ho pensato spesso, ne sono terrorizzato (l' idea che il mio Io, il mio prezioso Io, scompaia un giorno mi provoca crisi di panico ancora oggi), ma non mi ci sono mai dovuto confrontare.
E quello che penso è che la morte è uno stato solo per chi se ne va; per chi resta è un processo. Niente di trascendentale, intendiamoci, Freud l' ha messo nero su bianco poco meno di un secolo fa. E la cultura popolare l ha sempre saputo. Cosa sono infatti i riti del lutto se non un modo di esternalizzare ed in qualche modo oggettivizzare questo processo interiore ?
Il periodo del lutto è qualcosa che la società moderna ha completamente dimenticato, o meglio, presa com è dal negare alla morte qualsiasi ruolo nelle nostre vite, ha deciso di far scomparire. Eppure credo fosse immensamente utile. Perchè tutti sappiamo che il dolore della scomparsa di una persona cara non si esaurisce subito dopo il funerale, o l' inumazione. Perdura, molto a lungo, ma a fasi alterne.
Voglio dire, non è che ho passato gli ultimi sei giorni a piangere. Sarei falso a dirlo. Ho riso, scherzato con gli amici ed i familiari. Letto, guardato film. Giocato al computer. Insomma ho condotto una vita normale. Ma certi momenti mi fermavo, e pensavo che quella data cosa non avrei potuta raccontarla a JJ, che alle sei non le avrei potuto fare la consueta telefonata serale. Insomma il pensiero della sua perdita non è stato costante; a sprazzi mi sono reso conto che la mia vita dovrà, giocoforza, fare a meno della sua presenza.
Per questo ai tanti amici (e li ringrazio per questo) che in questi giorni mi chimano per chiedere "come stai ?", non so che dire. Bene ? Male ? Dipende.
Dipende dai punti di vista, dipende dai monenti, dipende dall' interlocutore. Dipende.

giovedì 23 luglio 2009

La perdita, la sofferenza e le regole di esibizione

E' successo solo martedì sera, ma mi sembra sia passato un mese. Forse perchè in questi giorni mi è capitato di fare un sacco di cose.
E' strano come una perdita del genere cambi il senso del tempo. I pensieri girano e girano come un mototere in procinto di grippare. Ti aspetti che il mondo intero, persino il fluire del giorno e della notte compartecipino alla cosa.
E invece esci di casa, aspetti l autobus e ti rendi conto che per il mondo, in maniera abbastanza ovvia, non è cambiagto niente. I tram passano, la gente va al lavoro.
Ed ognuno prosegue nelle sue attività. Sai che c è qualcuno, qualcuno a te molto caro, che non lo farà più, ma tutti lo fanno. Compreso te.
Vedi la ragazza che frequenti prima che parta, perchè sai che per un po non ne avrai occasione. Magari ci fai anche l' amore. Tutto prosegue, tutto va avanti. Anche se la sansazione che hai è che tutto dovrebbe fermarsi, e piangere un po' insieme a te.
E' strano vedere come ognuno affronta la sofferenza in maniera diversa. Chi piange ogni tre per due e chi non può fare a meno di fare battute macabre (quest ultimo sono io).
La gente crede forse che non ti importi, che la perdita ti passi sopra, che in fondo tu non sia così dispiaciuto, così triste. Solo perchè la lacrime si rifiutano pervicacemente di farsi un giretto dagli occhi al mento. Ma non è così. Ogni risata, ogni battuta è una lacrima. E mi spiace per chi non riesce a capirlo. E' così che io affronto il dolore, non conosco altro modo che questo.
E che fastidio, in verità, mi danno le troppe lacrime. L' impressione che ho è che spesso siano un modo per pisciare via il dolore dagli occhi.
La stessa differenza che c è fra chi piscia dopo ogni media e chi aspetta di essere a casa, dopo un paio di litri di bionda, per pisciare fuori tutto assieme, con calma, nel suo bagno, e far le cose per benino.
Anche perchè ci sono due ruoli in questo caso: o si piange o si consola. Chi piange non può consolare. Allora meglio lasciar piangere chi piange e cercare di fare bene il ruolo di chi consola, anche se così a te non ti consola nessuno.
Sono solo diverse regole di esibizione delle emozioni.

martedì 14 luglio 2009

Lettera e riflessione...

Avviso: la lettera che segue è dedicata ad un mio caro amico. I più indovineranno di chi si tratta senza troppi problemi, se siete tipi facili allo scandalo, prego passare oltre.

Caro Amico,
è tanto che ci conosciamo, tu ed io. Una vita intera, direi. E siamo stati sempre assieme io e te. Sappiamo tutto l' uno dell' altro, abbiamo condiviso ogni momento. Insieme abbiamo passato i bui anni dell' adolescenza, in cui c' eravamo solo io e te, per approdare uniti come sempre allo splendore della maturità che ha visto, con alterne fortune, partecipare ai nostri simpatici giochi alcune amiche.
Lo sai, farei tutto, e tanto ho già fatto, per te. Per te esco, vado a ballare, mi intrattengo, per te a volte ho bevuto, non troppo perchè a te l' alcol da subito alla testa.
Eppure, caro Amico, a volte ho l' impressione di non capirti fino in fondo. A volte ho l' impressione non solo che tu non sia esattamente una cima, ma che addirittura mi remi contro.
Sappiamo entrambi che un certo numero di cazzate (e quando mai vocabolo fu più azzeccato) che ho fatto nella vita sono state per gran parte responsabilità tua.
Perchè tu sei fatto così, hai una capacità di ragionamento limitata, poca voglia di proiettarti nel futuro, poco interesse per le conseguenze dei tuoi desideri.
Ma vedi, caro Amico, io continuo pur sempre a darti retta, e da ultimo, lo ammetto, i tuoi consigli sono stati preziosi. Ma non sempre.
Vedi, tu lo sapevi che ieri sera ero stanco, che non ero dell' umore adatto (come saranno andate le analisi? riuscirò a partire con l' esperimento? Beppe Grillo diventerà davvero segretario del PD?), che non ero in vena, diciamo, per una festicciola. Ed anche lei, Amico caro, era titubante, te ne sarai accorto.
A casa c' era non solo la badante, ma anche il fratellino, e lei non era entusiasta dell' idea. Nonostante questo, Amico mio, sentivo che tu tiravi [sic!] in una certa direzione, e ti ho assecondato. Ho insistito. E lei è salita. E tutto sembrava andare più che bene.
E allora spiegami, Amico caro, senza rancore te lo chiedo, perchè ad un certo punto hai perso interesse per la cosa? Perchè ti sei assentato, perso nei tuoi pensieri, e senza più alcuna voglia di socializzare, cosa che per altro di solito adori fare?
Ma soprattutto, mio carissimo Amico, ma non potevi pensarci prima? Pensa: io e te ci saremmo risparmiati la fatica dell' insistenza per farla salire, una figura di merda, ed avremmo guadagnato per lo meno un oretta di sonno in più!
Questo ti volevo dire: la prossima volta, prima di chiedermi qualcosa, pensaci meglio.
Con affetto ti abbraccio (cioè, per dire, che sarebbe esagerato) e resto il tuo fedele amico
Belphagor






RIFLESSIONE COL FRATELLINO A CASA:

Invidio (in senso buono, sia chiaro) l' attuale storia d' amore che sta vivendo mio fratello. E non tanto perchè lei sia una bella ragazza (lo è) o perchè sono molto innamorati (lo sono), ma per ciò che li ha portati insieme. Cioè la ferrea ed adamantina fedeltà di mio fratello al suo sogno di conquistarla. Un anno di pene e patimenti, sopportati con stoica determinazione, per arrivare a ciò che ha ora, e che si merita assolutamente. Mio fratello, che non ha mai letto Kundera, che non ascolta i Cure, che non sa cosa sia una poesia d' amore, è cento milioni di volte più romantico di me, con i miei ammennicoli da romantico, i miei libri di Kundera, i miei Cure (scusa Robert) e le mie poesie d' amore. Mi rendo conto guardandolo, e guardando con lui un filmetto d' amore adolescienziale (che per altro è molto ben fatto e vi consiglio di cuore: "Adventureland") che dei due è lui quello che crede nell' amore, quello che benchè una biondina un sacco carina (mi viene in mente un espressione americana non molto fine che recita "a fucking A") lo vorrebbe mangiare, rimane fedele alla sua ragazza ed al suo sogno, quello che si strugge per la lontananza, quello che ama, forse con la A maiuscola (per quanto, è ovvio, la sua età lo consenta). Io se fossi stato in lui alla biondina avrei ceduto al minimo accenno.
Non so perchè, credo in parte sia colpa del mio profondo senso di inadeguatezza, quello che mi porta a stravedere per qualsiasi donna mostri interesse per me, perchè a volte mi sembra un miracolo che una donna provi interesse per me.
"O forse non è qui il problema, e ognuno vive dentro i suoi egoismi, vestiti di sofismi", cantava il Guccio in "Canzone di Notte n.2", e quello che cerco di fare è nascondere una semplice ed anche abbastanza prosaica debolezza della carne dietro un velo di giustificazioni da psicologia ingenua.
O forse è il caldo, o forse è la sera sbagliata.
Vallo a sapere.

sabato 4 luglio 2009

Giovanni Lindo Ferretti


La serata non è delle migliori. Sono stanco, stanchissimo. Ha piovuto fino alle sei del pomeriggio, fa un caldo umido e l' aria è appiccicosa, sembra di nuotare più che camminare. A Forte Antenne, Villa Ada, devo arrivarci a piedi, perché con i mezzi mi perderei. Il biglietto costa 13 euro, non tantissimo, ma neanche una sciocchezza, per me che al momento sono scannato. Arrivo alle 21:30, il concerto inizierà tra un ora, mi tocca pure aspettare.
Mi siedo in terza fila, bello vicino al palco. Mi annoio un po', sono venuto da solo.
Sul palco quattro sedie. Scommetto su una fisarmonica ed un violino, forse anche una chitarra.
Mi annoio.
Poi tutto cambia. Giovanni Lindo sale sul palco, e tutto cambia. E' alto e magro, sgraziato, dinoccolato. Buffo, direi, quasi più ora di quando era il leader dei CCCP; non è un uomo che l' età ha reso più affascinante.



Averei quasi vinto la mia scommessa. Assieme a lui un fisarmonicista ed un violinista, più una seconda voce, un tenore che vedresti bene ad una festa popolare, a cantare canzoni tradizionali.
La musica comincia, e per due ore mi scordo di tutto. Come sempre l' impressione, nel sentirlo cantare, è che qualcuno gli abbia sostituito la trachea con una canna d' organo. Legge, canta, recita salmodie, grida, si alza, si rimette seduto. E non puoi staccargli gli occhi di dosso. La musica è assieme sacra e profana, sensuale e cerebrale. E' come una festa di paese elettrificata, un canto sacro divenuto musica elettronica. E' una messa, una festa, uno spettacolo, una dichiarazione di fede. Il pubblico è rapito, alla fine di alcuni pezzi esplode in un applauso liberatorio, altre volte può solo restare in silenzio a pensare, a riflettere, su ciò che ha appena sentito.
Nei suoi pezzi celebra la vita e la morte, il continuo fluire delle stagioni e dei tempi della natura, un canto che cresce sommessamente, i suoi Appennini, la sua fede assieme semplice e complicata, popolare ed alta.
E ti aspetti che uno così stia sulle sue, si ritiri. E invece si concede al suo pubblico sempre sorridente ed ironico, scusandosi per le sue dimenticanze, poiché è l' unico concerto che farà quest estate ed è "appena sceso dalla montagna". Sorride, si sporge, sembra sempre cercare qualcuno tra il pubblico.
Alla fine del concerto qualcuno gli lancia delle rose sul palco. Le raccoglie con un sorriso, le stringe, sembra veramente soddisfatto. Poi ci regala un bis, quasi meglio del concerto stesso, e canta "Amandoti" come se fosse la cosa più bella che abbia mai scritto (e forse lo è).
Il concerto si chiude con la litania/ritornello "per ultimo non ultimo li polverizzaerà, per ultimo non ultimo li polverizzerà"; la voce sfuma lentamente, così gli strumenti, il palco resta vuoto.
Ma resta piena la sensazione di aver visto uno dei pochi artisti, nel senso più pieno del termine, della musica italiana, uno dei pochi veramente carismatici, in un panorama così piatto. Uno che è punk adesso tanto quanto nell' 82, ma con altre forme, altri contenuti. Uno che, a sentirlo parlare, sembra un Nietzsche che ha incontrato la fede. Inquieto e sereno.






lunedì 29 giugno 2009

Un giorno di pioggia

A volte le immagini dicono più di mille parole: tanto per cominciare, la scala del condominio in cui abito, la 666. Il resto viene da se. Adoro i temporali estivi!