venerdì 26 dicembre 2008

Belphagor International


Ebbene cari amici, come inevitabile Belphagor se ne va al Louvre. E dove se no !
Domani, nel tardo pomeriggio, insieme a due amichetti prenderò il mio bravo trenino a Termini, che in undici ore filate mi porterà a Parigi, patria della buona cucina, del buon vino e della totale assenza del bidet nei gabinetti (tra l' altro ammeterete che è ironico che la parola bidet abbia proprio un' etimologia francese !).
Sono contento ? Sì
Sono eccitato ? Ancora di più !
Sono spaventato ? Ancor ancor di più !
Perchè ? Perchè fondamentalmente sono un nevrotico (concetto che credo di aver espresso spesso da queste parti) e il mio rapporto con i viaggi è sempre stato abbastanza conflittuale: se da un lato sono davvero curioso dei nuovi posti, delle culture che non conosco, dei cibi, dei suoni, della lingua, dall' altro sono anche un pantofolaio bestiale, amante della routine e dei piani a lungo termine che non vengono scombinati.
La mia fortuna/sfortuna sono stati, in questo campo, proprio i miei amici: uno è figlio di un ex ambasciatore, è nato a Zurigo, e poi ha vissuto in Colombia, Uruguay, Slovacchia, conosce quattro lingue e per lui viaggiare da un continente all' altro ha la stessa valenza che per me fare un salto da un amico dall' altra parte della città. Grazie a lui mi sono girato parecchi paesi dell' est europa. Un altro è italo-americano, ha vissuto diversi anni negli states, e grazie alla sua ospitalità ho visto il Texas (terra di cui mi sono innamorato alla follia, così come dei suoi abitanti). Grazie al terzo, giramondo incallito proveniente da una famiglia di giramondo incalliti, ho visto l' inghilterra, ed adesso la francia; è stato solo grazie alla sua insistenza che ho mollato le pantofole per la valigia.
Vi potreste chiedere perchè sia così restio a partire. Presto detto: ho un terrore assoluto e totalizzante per l' aereo, crisi di panico, sensazione di morire. Non è simpatico. Per questo mi sfondo di Tavor prima di ogni partenza (e la prima cosa che faccio in aereo è chiedere un gin tonic !). Stavolta l' andata è in treno, il ritorno in aereo, spero di riuscirmi a godere la permanenza anche a fronte di questa spada di Damocle !
Anche perchè nostre ospiti sono quattro ragazze francesi, amiche di un' amica di un amico (ebbene sì, per girare il mondo a sbafo bisogna coltivare una certa rete sociale), che dalle foto (e dal vivo) sembrano assai ma assai carine. Se va bene tornerò con un sacco di foto di Parigi, se va meglio tornerò con poche foto ma molto ma molto più rilassato.
Buon anno, vi saluto e sono il vostro umilissimo Belphagor.

venerdì 19 dicembre 2008

Giustizialismo

Dal De Mauro on-line :
"1 TS polit., dottrina e prassi politica che ispirarono il governo dell’uomo politico argentino Juan Domingo Perón (1895–1974), caratterizzate da un acceso nazionalismo e da un programma di riforme sociali con spunti anarchici e corporativi; estens., atteggiamento o movimento politico populistico e antiparlamentare
2 CO nel linguaggio giornalistico e politico, tendenza a utilizzare la magistratura come strumento per conseguire obiettivi politici".
Wordreference, uno dei portali di traduzioni più usato al mondo, non trova sinonimi di giustizialismo ne in inglese, ne in francese, ne in spagnolo, ne in portoghese.
Sapete perchè ? Perchè giustizialsimo non vuol dire un cazzo.
O meglio, è un concetto che dovrebbe essere connaturato ad una democrazia: non parliamo di "libertismo" per indicare chi fortemente vuole libertà, non parliamo di "democratismo" per chi fortemente vuole democrazia.
La magistratura fa il suo lavoro, agli elettori trarne le conseguenze, anche quando fa male, anche quando ci si scopre come gli altri, anche quando si vorrebbe per una volta dire "le toghe nere"; o le sentenze si rispettano o non si rispettano, non si possono rispettare a targhe alterne.
Sono più amareggiato che dopo la finale Italia-Francia persa al golden-gol, e credetemi non è poco.


giovedì 18 dicembre 2008

Il bisogno di sonno


Tra tutti i misteri con cui la psicologia sperimentale e le neuroscienze si devono confrontare, ce n'è uno che mi affascina particolarmente. O meglio, ce ne sono molti:la coscienza, il senso di identità, il concetto di empatia con i suoi correlati neurali, ecc. Ma il mio preferito è decisamente il sonno.
Il sonno è una delle cose più strane ed affascinanti che uomini ed animali facciano.
Perchè in realtà sul sonno e sui suoi disturbi si sa quasi tutto. Si sa quali neurotrasmettitori siano coinvolti nella genesi e nel mantenimento sia del sonno ad onde lente che del sonno REM, si sa quali aggregati neuronali partecipino alle varie componenti del sonno, si sa quale è il meccanismo ON/OFF del sonno REM (lo sapevate che nel sonno REM alcune aree del vostro cervello sono più attive che durante la veglia...oddio, per alcuni la cosa non mi stupisce più di tanto :)), si sa molto anche sui disturbi del sonno: insonnia, narcolessia, parasonnie (sonniloquio, sonnanbulismo, enuresi e simili).
La cosa divertente è che nessuno sa a che cosa serve.
Non ci credete? Prendete in mano un qualsiasi testo di psicologia o anche di medicina del sonno. Il primo capitolo nel 90% dei casi si intitola:"perchè dormiamo ?" Pagine e pagine di ipotesi e controipotesi, ed arrivati alla fine l' autore di turno dirà che in realtà nessuno ha provato definitivamente di aver ragione.
Le teorie sono diverse: c è chi sostiene che in veglia si sviluppi una neurotossina che può essere metabolizzata solo durante il sonno (una specie di "fluido del sonno") e chi dice che durante il sonno produciamo sostanze che ci tengono svegli (una specie di "fluido della veglia"), chi dice che durante il sonno il nostro cervello si ripara, chi tautologicamente dice che riposa (tra l' altro falsissimo, perchè NOI dormiamo, ma il cervello è sveglio un bel po'), chi dice che il sonno serve alla memoria (durante il sonno verrebbero consolidate le tracce mnestiche "accumulate" in giornata, e nel sonno REM ci sarebbe una specie di repulisti delle tracce inutili); la più figa delle teorie secondo me è quella etologica: gli animali diurni dormirebbero la notte perchè sarebbe il modo migliore per nascondersi dai predatori, piuttosto che girellare senza costrutto qui e la nel buio pesto, per il quale non sono adatti (ovviamente viceversa per i notturni).
Visto che ognuno dice la sua anche io ho una teoria: gli uomini dormono per non annoiarsi. Stare costantemene svegli sarebbe una rottura di palle immane, e quindi ci addormiamo per far passare velocemente almeno un 6-8 ore della giornata.
Comunque.
In realtà sembrerebbe quasi che il sonno sia inutile: un simpatico giovine americano che voleva entrare nel guinness dei primati, tal Randy Gardner, stette negli anni sessanta 264 ore senza dormire. Risultato:nessun disturbo medico-psicologico, a parte vaghissime e sfumate ideazioni paranoidi (ma poteva averle anche prima); in più l' ultima notte vinse un 1-contro-1 a basket con lo sperimentatore che lo seguiva. Pare che Randy dovesse però mantenersi costantemente in movimento, dopo un po', pena la subitanea salita di un abbiocco mortale (e te credo !). Il nostro amico americano rimane a tutt' oggi nel ibro dei record come l' essere umano che sia stato volontariamente sveglio più a lungo nella storia. Ecco, volontariamente. Perchè c' è una vecchina in inghilterra (se ritrovo il libro ve la chiamo per nome) che riporta di non dormire mai più di due ore per notte da quando se ne ricorda, e pare che stia una crema.
Tutto questo per dire che la famosa storia che dobbiamo dormire almento sette otto ore, a livello scientifico, non trova alcunissima conferma.
E allora per quale laido motivo il debito di sonno che ho accumulato in questa settimana mi pesa più di un mutuo ?
PS:il giovine nella foto è il nostro amico Randy:ma non vi sembra che, nonsotante il parere contrario dei medici, non stesse poi molto bene ?

mercoledì 10 dicembre 2008

Pornografia Infantile + Buoni Sentimenti = Diarrea





Ogni commento è superfluo (che non è un mega evidenziatore...) !

lunedì 8 dicembre 2008

La montagna rotta dietro, i lustrini e le paillette
















Ieri mentre di straforo guardavo la domenica sprint (ebbene sì, anche io ogni tanto mi interesso di calcio) scopro con piacere che per il giorno seguente (oggi) è in progammazione "I segreti di Brokeback Mountain", film che non ho mai visto ma che da tempo mi incuriosisce. Guardo meglio: l'inizio del film è previsto per le 22:45. Già.
Certo: una storia d' amore tra due omosessuali che hanno vite "normali", non sono ne travestiti, ne checche, non indossano boa rosa, non hanno i vestiti con le pailette, niente vocine acute ne sculettii, non può andare in onda in prima serata: i bambini potrebbero pensare che un omosessuale è una persona normalissima (nel senso di "media") che molto semplicemente prova attrazione fisica e affettiva per una persona dello stesso sesso. Meglio che pensino che gli omosessuli sono tutti stilisti, cantanti, attori, Malgiogli e Ivan Cattanei (massimo rispetto per entrambi eh ! Oddio, più per il secondo che per il primo...), meglio che ancora e sempre si pensi a loro e si continui a chiamarli "diversi", stigmatizzati (nel senso di segnati), unti e untori, malati, riconoscibili dal loro essere effemminati.
Mi chiedo chi abbia baccagliato per ottenere questo risultato, e due o tre nomi mi vengono in mente, il primo è sicuramente quello del Moige (espressione diretta del Vaticano maledetto nella "società civile"): gli stessi che fecero andare in onda "Trainspotting" alle undici(ormai quasi dieci anni fa). I censori del duemila, defensori di una morale putrida e schifosa, pestilenziale, repressiva e sciocca; persone che ci vorrebbero tutti in uno stato di permanente minorità mentale, certe cose meglio non vederle, meglio non saperle, meglio mandarle in onda tardi, affinchè bambini e vecchie beghine non ci restino male. Come se i genitori non potessero decidere da soli quando, come e cosa far vedere ai propri figli, come se ci volesse l' imprimatur preventivo delle curie, del vaticano, del papa.
E peggio sarebbe se la Rai avesse deciso questa cosa "preventivamente", per non avere problemi: vorrebbe dire che la reazione ha già vinto, che il clima è già pesante.
Sto pensando sinceramente a qualche gesto dimostrativo eclatante (non violento eh !) per dimostrare che in questo paese non esiste una religione di stato, che lo stato è laico, che io non devo più rispetto a BXVI di quanto ne debba a Sarkò o alla Merkel, e non devo più rispetto a preti e cardinali di quanto ne debba a qualsiasi altra persona !
Va bhe, scusate la sbrodolata ma su certi argomenti davvero mi salta la mosca al naso ! Vi lascio però con uno scoop: oggi in casa unodicinque, nonostante il nostro anticlericalismo, abbiamo fatto l' albero, come ogni anno con le canzoni natalizie cantate da Bing Crosby (che, ironia della sorte, era ebreo !). Se otterrò il permesso dal summenzionato one of five vi farò gustare qualche preziosa foto, una specie di "sacra rappresentazione" fra il blasfemo e il goliardico che abbiamo messo in scena...stay tuned !!
PS:certo, come gesto, una bomba notturna alla sede del Moige...niente morti eh ! Solo molti danni ;D !
PPS: mi accorgo solo ora che sul primo andrà in onda la sicuramente imperdibile fiction "Lourdes"...chissà, forse è un modo per compensare i frocioni sul secondo !
PPPS:il film alla fine l' ho visto, e mi è anche piaciuto molto. Tra l' altro, se non è intervenuta la censura, non è manco così trasgressivo e le scene "scabrose" lo sono molto poco !

lunedì 1 dicembre 2008

Io non voglio togliere i crocifissi dalle aule ! Li voglio bruciare !

Scusate il titolo del post lungo e di cattivo gusto.
Ma ci sono notizie che mi scatenano dentro un' ira tremenda.
E' inutile, non c è speranza per la chiesa cattolica.

Leggere per credere !

domenica 30 novembre 2008

Day-after



Se c è una buona abitudine che i miei due amici Ale e Luca hanno portato con loro dalle varie trasferte anglosassoni, è quella dei "party".
Voglio dire appunto il party all' "anglosassone", da college; elementi fondamentali:patatine, litrate di birra (e una bottiglia di gin Sapphire Bombay nascosta in freezer per gli ospiti di riguardo), amici ed amiche (possibilmente in parti uguali, onde evitare spiacevoli "sagre della salsiccia").
Ora, non mi posso nascondere dietro ad un dito: a queste feste si beve in allegria, anche perchè conditio sine qua non è quella di potersi fermare a dormire, quindi niente problemi di ritorni etilici et similia, via di bicchieroni di birra, chiacchiere su chiacchiere, un po' di rimorchio quando ci si riesce, centinaia di sigarette, risate che si fanno effettivamente sempre più sciolte, gente in t-shirt con sette gradi Celsius e tutto quello che potete immaginare.
Anche ieri ne abbiamo fatta una, e non dirò di esserci stato, posso dire di esserne reduce, che come un reduce porto ferite e segni, per fortuna non traumatici.
Di queste feste c è un momento che amo particolarmente (no, non è quando Ale con un sorriso a trentasei denti mi mette in mano un bicchiere di Bombay Tonic gelido e perfino con la fettina di limone !): il risveglio. Potrà sembrare assurdo ma è veramente il mio momento preferito. Non sono un tipo mattiniero, ma agli after-party, complice una bocca che sembra un posacenere, il dormire per terra o in tre su un divano, e una vescica gonfia in maniera imbarazzante, sono sempre il primo ad alzarmi (diciamo intorno alle otto). Mi guardo attorno, corpi sparsi un po' ovunque, casino generale, bottiglie ovunque, portacenere stracolmi, un po' di introspezione: mal di testa, stomaco un po' (un po' !?) in subbuglio, occhi che sento gonfi. Al bagno, davanti allo specchio: una faccia da buttare. E sorrido. Anche se la giornata sarà devastante per via dei postumi, se mi devo fermare a pulire tutto quel casino con gli amici che svicolano e non fanno niente, io sorrido. E a volte rido pure.
Anche perchè so. So che se esco a fumare la prima sigaretta, o se vado in cucina a preparare una moka da 115, o se anche solo mi metto a guardare fuori dalla finestra riflettendo sul fatto che bere birra corretta vodka è decisamente un atto sbagliato (!!), dopo dieci minuti uno a caso dei due amici summenzionati (difficilmente entrambi, che i tempi dei "tre moschettieri" purtroppo sono finiti) mi si affiancherà, ci sarà uno scambio di sguardi, un sorriso, un silenzio complice, e poi la ricostruzione delle rispettive serate, le perle che l' altro si è perso, i commenti su "oddio come stiamo male" e peggio stai più ti viene da ridere, uno dei due che comincia a cantare "the worst hangover of ever" degli Offspring, vero must di questi momenti.
Insomma, mentre tutti gli altri dormono, essere i primi ad uscire dalla notte, a riappropriarsi del giorno, sentirsi reduci, "sopravvisuti", perfettamente scemi e saggi nello stesso momento.
Credetemi, è un gran bel momento.
PS:la faccia che vedo allo specchio è questa...

mercoledì 26 novembre 2008

Il piacere della leggerezza...

Come forse alcuni di voi avranno capito sono un pochino pesante:musica impegnata, letture impegnate, arte concettuale e bla bla bla.
Ma ho un risvolto.
Un risvolto assai frivolo: semplicemente adoro l' idiozia musicale, il non prendersi sul serio, il nonsense e la demenzialità. Non ci posso fare niente, quando sento una canzone che fa della demenzialità la sua bandiera mi sciolgo e la amo. Completamente. Solo però se la demenzialità è voluta (per dire, Gigi D' Alessio lo trovo demenziale, ma lui non ha la minima intenzione di esserlo).
Un esmpio fra tutti: del punk non amo la rabbia catartica dei Sex Pistols o il "combat rock" politico dei Clash (anche se alcuni pezzi sono immancabili nelle mie playlist) ma l' allegra idiozia dei Ramones, un gruppo il cui motto era "Gabba gabba hey" (o anche "Hey, oh, let's go!"), e che faceva cover punk-rock di grandi successi anni 50 ("Do you wanna dance" e "Surfing Bird" su tutte)o canzoni dai titoli e testi improbabili come "Sheena is a punk rocker". Insomma un gruppo demenziale (che poi questo fosse il loro modo di essere rivoluzionari, all' epoca, è un altro discorso. Eccone un assaggio:

Tutto questo per dire che io ci ho provato: ho provato a dirmi che è una canzone scema, che i ragazzini idioti la usano come suoneria dei cellulari, che la Ventura (l' odiosa Ventura!!) la usa ad ogni stacchetto a "Quelli che...", che è commercialissima, ma dopo aver visto il video (basso budget ottima resa), le mossette della cantante, e tutto il contorno non posso più negarlo: io adoro la canzone "Pop Porno". Per voi video e testo:



tu sei cattivo con me
perché ti svegli alle tre
per guardare quei film
un pò porno
tu sei cattivo con me
perché mi guardi come se
io fossi un’attrice

porno
porno pop porno pop porno
pop porno porno porno

tu sei cattivo con me
perché ti piace sognare
quei tipi di donna
un pò porno
tu sei cattivo con me
perché mi lasci da sola
e ti guardi quei film
un pò porno

porno pop porno pop porno
pop porno porno porno

ma quando viene sera
tu mi parli d’amore
e guardandomi negli occhi
mi fai sentire davvero
una donna un pò porno.

giovedì 20 novembre 2008

Gigi e Roberto











L' altro ieri sera il TG1 ha dato una notizia della massima importanza, io ne scrivo oggi perchè non solo, essendo cornuto, ci ripenso, ma anche perchè certi semi malefici hanno bisogno di un po' di tempo per mettere germogli.
La notizia era che Gigi D'Alessio ha ammesso ufficialmente (in un intervista al "prestigioso" Vanity Fair) di aver suonato alle feste di matrimonio di noti camorristi. Ma poverino, che doveva fare, quelli lo minacciavano di morte. Povero cocco, come poteva rifiutarsi. Uno gli ha detto espressamente "Se non suoni al mio matrimonio ti taglio la gola". Ovvio che uno non può rifiutarsi.
Anche Roberto Saviano, quando gli hanno detto "smetti di scrivere", ha smesso, no? Quando gli hanno detto "smetti di parlare in pubblico", ha smesso, no ? Quando è arrivato a Napoli un carico di tritolo che aveva praticamente il suo nome sopra ha smesso, no ? NO ?! Ah, NO?!
Ma come ?
Due parole sul simpatico Gigi: lui e Roberto non sono così diversi, entrambi sono due "artisti" (perchè Gomorra è anche un bel libro, inteso come opera d' arte, a mio avviso, ben scritto, voglio dire), solo che hanno scelto due modi un po' diversi di esserlo. Non solo, ma venendo ad altri cantanti, io non credo che nessun boss abbia mai chiesto a Pino Daniele, o a Enzo Avitabile o a Zulu dei 99 Posse di cantare al suo matrimonio. Perchè ?! Perchè (pur non essendo i primi due molto "politicizzati") tutti e tre non sono neanche lontanamente contigui a certi ambienti, non cantano una certa "napoletanità" fatta di guitti, malomme, e ragazze innamorate di questa umanità; sono con la loro opera portatori di valori che, anche implicitamente, sono anti-camorristici.
Quindi Gigi, vaffanculo !
Hai usato quel circuito per farti spingere a Napoli e dintorni, e ora che sei famoso, vieni a piagnucolare che certe cose le hai fatte perchè ti minacciavano di morte.
Lasciatemelo dire in napoletano, è davvero un "omm' e merda"!
PS:tra l' altro non per fare il seguace di Lombroso, ma basta guardare le facce per capire la differenza !

martedì 18 novembre 2008

L' angolo letterario

Cari amici, diciamocelo, dietro ogni blogger si nasconde uno scrittore (frustrato o meno, nel mio caso...). Per questo ho deciso di delziar/mi/ci/vi con qualcosa di quello che scrivo. Niente di speciale, due cose buttate li, da quando avevo 15-16 anni, quindi non aspettatevi grandi temi o altro, ma anzi, robetta bella pesantina da adolescente tormentato (e anche tormentante !). E anche un po' di roba nuova, scritta rubando scampoli di tempo fra un esperimento ed un esame, fra una corsetta ed un film.
Due soli tag: "giovane werter" per i lavori "giovanili" e "ora" per le "opere della maturità" (eheheh). Gli insulti saranno graditi tanto quanto i complimenti.
Tutto questo a
http://rigenerationx-angololetterario.blogspot.com/.
Buon divertimento !
PS:come vedete le velleità artistiche sono di famiglia, vero unodicinque ;) !

lunedì 17 novembre 2008

La Volontà di Potenza


Ma uno:non sa quello che vuole, non vuole davvero ciò che vuole, o non lo vuole abbastanza ?

sabato 15 novembre 2008

Un onda vi sommergerà (e allora perchè non fare il surf ?)


Diciamolo, ho idee non conformi, probabilmente, a molte delle persone in piazza ieri (su meritocrazia, fondi privati nelle università, gestione delle borse di studio), ma la base è la stessa: la ricerca è il futuro, e l' università siamo noi (uno degli slogan più quotati, oltre all' ormai canonico "NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO", era "NOI SIAMO L UNIVERSITA'").
Perchè è questo il nucleo: l' università sono gli studenti, i dottorandi, i ricercatori, gli assegnisti, i professori associati ed ordinari, gli amministrativi. E non vogliamo che le cose ci passino sulla testa. L' università è in crisi, molto va cambiato, una riforma è necessaria, ma non questa riforma, non a queste condizioni, non a questo prezzo. E lo vogliamo far sapere, in tutti i modi possibili, per tutto il tempo che sarà necessario, anche se, purtroppo, temo sarà tutto inutile.
I "baroni" (termine che odio, ma che userò in mancanza di meglio) avranno il loro contentino e noi, per dirla alla francese, la prenderemo nel culo; ma almeno, cari amici, non lo prenderemo in silenzio, ne col sorriso.
O meglio, lo prenderemo ridendo di voi, della vostra cecità, della vostra scempiaggine, con i nostri slogan (a volte eccessivi, a volte di cattivo gusto, ma quante risate !), i nostri striscioni, i nostri cori, la nostra gioventù, la nostra allegria davanti ai vostri palazzi dai quali non mettete fuori il nasino. Arrivati a Montecitorio ci siamo trovati davanti la polizia; niente di personale, ma erano così ridicoli, tutti schierati coi manganelli e gli scudi davanti ad una marea di gente che nella vita tiene il naso sui libri, gli occhi sul microscopio, e sempre e comunque le mani in tasca ! Qualcuno ha cominciato a canticchiare la marcia imperiale di Star Wars, e tutti si sono aggregati, finchè centinaia e centinaia di persone, in quella piccola piazza, hanno contrapposto un sano ed azzeccato umorismo ad un ridicolo sfoggio di forza.
Certo ci sono alcune cose che davvero non capisco: ad esmpio cosa dire alla ragazzetta che non avrà avuto più di vent anni che dal megafono gridava "FASCISTI BORGHESI ANCORA POCHI MESI !", se non che è una povera deficiente ? O quanti sganassoni dare a quei cretini che ancora si ostinano ad andare alle manifestazioni a viso coperto ? Ma questa è un' altra storia.
La parte migliore deve ancora arrivare però: all' altezza di largo Argentina, ricevo una chiamata, ed ecco in un secondo si avvicina vispa come un grillo (dopo aver fatto tutto il corteo !) Artremisia: un vortice di sorrisi, impressioni, consigli, avvertenze, e poi via di nuovo di corsa. Una vera apparizione da corteo ! Hai visto Arte che polizia o non polizia siamo stati bravi e tranquilli, e non è successo niente ! Una grande vittoria ! E un grande piacere vederti, anche di corsa !
Detto ciò (che brutto post che ho scritto ! sarà che mi sto addorementando sulla tastiera !) un piccolo indovinello per voi: nella foto ci sono anche io, indovinate chi sono sapendo che: non sono biondo, non sono basso, non sono donna.
PS:che bello slogan che c' eravamo inventati noi neuropsicologi, peccato che dopo averlo letto, la maggioranza delle persone alzavano lo sguardo e chiedevano "Neuroche !?"

giovedì 13 novembre 2008

Gli amori difficili


Ci sono libri che non potremmo leggere in nessun altro momento che quello in cui li leggiamo, libri che sembra che una "mano invisibile" metta sulla nostra strada (o meglio sul nostro comodino), proprio quando li puoi capire appieno, quando più hanno da dirti, quando servono. E' il caso de "Gli amori difficili", del sempre più amato e benemerito Calvino, che sto leggendo al momento. Una raccolta di racconti che trattano del rapporto tra uomo e donna, e in particolare del profondo nucleo di incomunicabilità che vi può essere tra queste due "specie". Alcuni esempi: c è la storia del soldato in treno, cui si siede vicino una bella signora, e dei suoi tentativi di "concupirla" fatti di sfioramenti, movimenti leggeri, mani che avanzano e poi intimorite indietreggiano, e di tutti i pensieri che il giovane ha durante tutto il tempo che dura questo rituale, o la storia del lettore sulla spiaggia, che si trova quasi costretto a "provarci" con una bella sconosciuta, quasi travolto dal suo ardimento che voleva essere solo teorico e diventa poi fin troppo pratico, quando tutto ciò che lui vorrebbe è soltanto finire il suo romanzo.
Oggi ho avuto un bell' esempio di incomunicabilità (premessa:non cerco conforto, è una semplice esposizione):ieri viene a fare da soggetto per il mio esperimento una ragazza sarda molto carina, combina un macello perchè effettivamente le istruzioni che le avevo dato non erano molto chiare, al che scherzando le chiedo se sarebbe tornata l' indomani (oggi) per rifarlo, lei dice che l' indomani lavora, magari mi fa sapere. Ieri sera ricevo un suo messaggio in cui mi dice che non lavora, che posso chiamarla "anche all' ultimo momento" e sarà felice di venire. Detto fatto oggi la richiamo. Ci incontriamo, io sono sufficientemente brillante, quattro chiacchiere, risate (ma non risate normali, quel tipo di risate fra un uomo ed una donna che suonano quasi forzate), esperimento inframezzato da mille parole. Io alla fine colgo la palla al balzo e le chiedo se, per ricambiare la sua gentilezza, posso offrirle un caffè: al bar, altre chiacchiere, risate, corpi che si sfiorano in maniera casuale, ma sarà davvero casuale ? Insomma tutti quelli che un mio amico economista ed anglofono chiama "indicator of interest". La riaccompagno in facoltà, sale un po' di tensione: come salutarsi ? Il vostro umile (ed immensamente pirla) servo Belphagor non trova niente di meglio da dire che "Va be, magari ci ribecchiamo in facoltà !". Si gira ed esce di scena, avendo l' impressione di aver letto persino un po' di rincrescimento nei suoi occhi (ma qui forse lavoro di fantasia).
Finale: la desolante sensazione di essere sempre troppo simili a se stessi, in certi frangenti, l' idea che mai cambierò (il primo che si azzarda a dire che a ventitre anni si può ancora cambiare gli tiro un sanpietrino telematico), che sempre le mie seghe mentali prevarranno sulla mia voglia di vivere. Tra l' altro, e come potrebbe essere altrimenti, la mia uscita di scena è stata accompagnata da una copiosa pioggia. Il regista, oltre che stronzo, è pure un po' banale !

lunedì 10 novembre 2008

Il sangue dei vincitori



Se mi chiedeste a bruciapelo chi è il mio autore italiano preferito, direi sicuramente Calvino. Amo tutto Calvino, dai lavori giovanili alle tematiche più "seriose" della maturità, adoro il Calvino del "Barone Rampante" tanto quanto quello cervellotico di "Se una notte d' inverno un viaggiatore".
L' altro ieri ho ripreso in mano "Il sentiero dei nidi di ragno", il suo primo romanzo (non solo il primo pubblicato, ma proprio il primo che ha scritto). Per i pochi che non lo sapessero è un romanzo che (non) parla della Resistenza. Scrivo (non) parla perchè, in realtà, il sentiero è la storia di Pin, un bambino (o meglio un discolo) dei carrugi, invecchiato precocemente dall' abbandono dei genitori, dalla sorella prostituta, dalla povertà, dal lavoro, in una parola dalla strada. Quasi per caso Pin si trova in collina con i partigiani, e non con una brigata qualsiasi, ma con la brgata alla quale il comitato assegna gli elementi peggiori, quelli con meno coscienza di classe, o che che creano problemi, o solitari, o banditi che sono saliti in collina solo per sfuggire alla polizia.
Calvino (non oggi ma pochissimi anni dopo il 45), scrive di partigiani brutti, sporchi e se non cattivi quantomeno non angeli, non eroi; guarda un po' Calvino parla di uomini che facevano i partigiani, uomini che combattevano, alcuni assetati di sangue, altri schifati dalla morte, tutti disperati e insieme speranzosi.
Questo testo dovrebbe oggi, oggi che "il sangue dei vinti" sembra cancellare il sangue dei vincitori (che poi vincitori di cosa, a guerra finita, sotterrate le armi, tutti tornati a fare il contadino, il meccanico, l' insegnante, al duro lavoro, ad una vita faticosa come quella di prima, ma almeno libera), essere letto in tutte le scuole, di ogni ordine e grado, brani dovrebbero essere gridati nelle piazze il 25 aprile, interi paragrafi imparati a memoria e tirati fuori in dibattiti e convegni, tutti saliti sul carro di chi prima e più dice che la resistenza e la post- resistenza hanno avuto lati oscuri.
Certo che li ha avuti, Giampaolo (uno a caso, eh), perchè la resistenza è stata una guerra civile, e come tutte le guerre (e le guerre civili in particolare) ha fatto schifo, ha portato morte, dolore, distruzione, orfani, vedove, figli che hanno abbracciato la terra prima dei loro genitori, odi, rancori, sangue che gridava vendetta; ed ha portato anche approfittatori, agitatori, banditi, ladri.
Ma vedi Giampy (per dire, eh) ci ha portato anche la libertà, ci ha portato anche la democrazia, ci ha portato la Repubblica. E il fatto che alcuni (molti, pochi, quasi tutti ? Tu lo sai Giampaolo ? Lo sai con precisione ?) non pensassero alla democrazia mentre dormivano all' addiaccio, preoccupati per le proprie famiglie rimaste al paese, mentre facevano i turni di guardia per paure delle sortire dei nazifascisti, non pensassero alla democrazia ma ad un regime comunista non svilisce il fatto che anche il loro sangue ("il sangue dei vincitori") è stato versato per avere ciò che ora abbiamo.
Vorrei concludere lasciando la parola a Calvino, ed alla sua prefazione della fine dei 60 al "Sentiero":
"[...]Già nella scelta del tema c' è un ostentazione di spavalderia quasi provocatoria. Contro chi ? Direi che volevo combattere contemporaneamente su due fronti, lanciare una sfida ai detrattori della Resistenza e nello stesso tempo ai sacerdoti d' una resistenza agiografica ed edulcorata.
Primo fronte: a poco più d' un anno dalla Liberazione già la "rispettabilità ben pensante" era in piena riscossa, e approfittava d' ogni aspetto contingente di quell' epoca- gli sbandamenti della gioventù post-bellica, la recrudescenza della delinquenza, la difficoltà di stabilire una nuova legalità - per esclamare "Ecco, noi l' avevamo sempre detto, questi partigiani, tutti così, non ci vengano a parlare di Resistenza, sappiamo bene che razza d' ideali..." [...]"Ebbene[...]non rappresenterò i migliori partigiani,, ma i peggiori possibili[...]anche in chi è stato gettato nella lotta senza un chiaro perchè ha agito una elementare spinta al riscatto umano [...]" [...]La battaglia sul secondo fronte:[...]il pericolo che alla nuova letteratura fosse assegnata una funzione celebrativa e didascalica, era nell' aria: quando scrissi questo libro l' avevo appena avvertito, e già stavo a pelo ritto, a unghie sfoderate contro l' incombenza di una nuova retorica[...]La mia reazione d' allora potrebbe essere enunciata così:"Ah, sì, volete l eroe socialista ? Volete il romanticismo rivoluzionario ? E io vi scrivo una storia di partigiani in cui nessuno è eroe, nessuno ha coscienza di classe[...]"
Ecco, ne eroi ne orchi, ne santi ne peccatori: uomini che combattevano spinti da "una elementare spinta al riscatto umano", quella che non tutti hanno avuto, quella che i fascisti e i nazisti reprimevano, quello che li rende diverse dalle camicie nere e brune che combattevano.
E leggetevi "Il sentiero" !!

I tre volti dell' orrore

Sono sempre stato un appassionato di letteratura e cinematografia horror. Per quanto riguarda la letteratura ho una passione smodata per King, Lovecraft e il più classico dei classici Poe, uno che faceva paura davvero persino quando parlava di un gatto. Per quanto riguarda il cinema ho gusti che si concentrano essenzialmente sull' horror "classico" anni settanta (Argento, Bava, l' Avati de "La casa dalle finestre che ridono", "Amityville Horror", cose così) e sulla "nouvelle vague" (mi perdonino i cinefili per l' uso sconsiderato del termine) anni ottanta, il "teen horror" e le serie infinite (Nightmer, Venerdì 13, Halloween, La Casa...). Ora, in particolare, mi sto risparando l' intera cinematografia di Darione Argento (che, diciamolo, dall' ottanta in poi non è che abbia brillato), e ieri sera casualemente ho beccato su RaiSat il primo Halloween, quello originale di Carpenter, e non ho potuto astenermi dal riguardarlo. E guardando il simpatico Michael Myers, con tanto di maschera bianca e mannaiona in mano, ho pensato che, fondamentalemente i film dell' orrore parlano del male.
Bella pensata, direte voi, ma il pensiero si è approfondito: i film dell' orrore parlano essenzialmente di tre aspetti del male:il mistero, il fascino e la stolidezza/implacabilità. Queste tre faccie sono rappresentate da varie tipologie di "fellons", di cattivi.
Prendete "Suspiria" o "Profondo Rosso" di Argento: il fellon non è in scena se non all' ultimo, la vera faccia del male si scopre solo alla fine, ci si avvicina ad essa a piccoli passi, che sempre più portano lo spettatore dentro le tenebre in cui è avvolto il cattivo di turno, c è un "disvelamento" finale, il male si palesa in tutto il suo orrore. Questo è il "mistero" del male, il "segreto", ciò che ci aspetta dietro la porta che temiamo di aprire, dietro la tenda che abbiamo paura di scostare.

Il fascino del male è rappresentato dal cattivo "istrione": è in scena fin dall' inizio, è lui, e non chi lo combatte o chi ne è vittima il vero protagonista della storia, è quasi simpatico, o comunque "divertente" a suo modo, l' esempio che mi viene in mente è il Freddy Krueger di "Nightmare", che è diventato un icona pop, con quel guanto splendido ed il look trasandato. Questo è il "fascino" del male, il richiamo a quella parte oscura di noi che desidera in qualche modo il potere sugli altri che il male può dare.

Vi è poi la "stolidità/implacabilità" del male, l' aspetto per il quale il male, come un tank corazzato, non possa davero essere fermato una volta che è in moto, non c è scampo ne riparo, il male non ha fine. E chi meglio del taciturno (nel senso più pieno del termine, dato che in otto film non dice neanche una parola) Michael Myers può rappresentare questa faccia ? Uccide senza un vero perchè, non ha volto (la maschera bianca che lo ha reso famoso gli copre il viso pressochè costantemente), ne voce, ne rimorsi, non si crogiola nel dolore altrui, non fa lunghi discorsi prima di finire le sue vittime, non ha un piano ne uno scopo: afferra un coltello (ma non disdegna le nude mani) e uccide fin quando non lo fermano, cosa che in realtà non accade perchè la forza del male che abita in lui è così forte che niente può fermarlo davvero. Ecco la rappresentazione dell' inevitabilità del male, dell' impossibilità di sradicarlo dal mondo, perchè ne è parte integrante con tutta la sua forza.

Bene, dopo questa dichiarazione d' amore per i film horror vi posso solo salutare, augurandovi ovviamente nottate insonni e sobbalzi sulla poltorna.

sabato 8 novembre 2008

Democrazie...

Questo post lo scrivo in treno, facendo il fissato con il portatile sulle gambe. Per la verità ho poca fantasia, ho staccato alle 5, colazioncina con i colleghi, letto alle 6, sveglia alle 10 per prendere il treno, questo, che mi porta verso casa: una tabella di marcia di tutto rispetto, no !?
Ieri sera parlavo al telefono con un amico, persona stimabilissima, di una certa cultura, intelligente, laureato, masterizzato e dottorato. Bene, mi riportava ridendo la simpatica uscita del nostro PdC (sì dai, quello col lifting e il trapianto, quello con la faccia come il culo, quello con la testa di c...va be', ci siamo capiti) sull' abbronzatura di Obama. Rideva di gusto. Io non ero esattamente delle stesso umore, e gli ho fatto notare che forse è ora di smettere di ridere di queste uscite, è ora di finirla con l' immagine del simpatico buffone, che se anche tra di noi di sinistra facciamo passare la vulgata dell' istrione, scusate il francese, ma sono cazzi amari. Devo dire che tutta sta tirata l' ho fatta un po' piccato, perchè mi sono veramente stancato di sentire gente che ride alle “battute” del bauscia. Lui allora, altrettanto piccato, se ne esce con una frase che mi ha alquanto agghiacciato “Va bhe, ma al di la di quello che facciamo in cabina elettorale, che possiamo fare ?”. E comincia a sostenere, con mio sempre maggior sgomento, che lui non capisce chi si indigna per le uscite del premier, così come chi è in piazza contro la Gelmini (tra l' altro circola voce che abbia aumentato alcuni fondi destinati alla ricerca, se avete informazioni ne riceverei volentieri), perchè hanno avuto la maggioranza, le urne li hanno premiati, quindi per cinque anni noialtri mosca; anche perchè, aggiungeva, comunque non serve ad una cippa lippa e quindi meglio farsi quattro risate. Devo ammettere che a questo punto gli animi si sono un po' scaldati, perchè io accalorandomi ho detto che una democrazia che esiste solo il giorno delle elezioni è una ben misera democrazia, che la democrazia va ben al di là del suffragio universale (non ci scordiamo che, per esempio, in Bulgaria votavano alla grande, e non mi pare che di democrazia ce ne fosse molta, ai bei tempi dell' URSS); lui allora ha tirato fuori che io sono il solito “comunista” (parola che nell' accezione che le diamo tra noi è più vicina ad “intellettuale di sinistra”) e che le piazze le “manovra” il PD. Morale della favola ci siamo salutati con un pizzico di acredine.
Tutto questo mi ha fatto pensare: anche tra le persone più “politicamente consapevoli” si sta facendo strada questa idea, spinta anche dal berlusconiano “abbiamo vinto, adesso lasciateci lavorare in santa pace”, che la democrazia si fermi al voto: una specie di concorso, con una giuria di 50 milioni di persone, chi vince vince, e per cinque anni vaffanculo. Peccato soltanto che una democrazia così, non è una democrazia neanche un po. Democrazia è comprare il giornale (o meglio ancora i giornali) ogni mattina, è informarsi, è discutere tra amici, al bar, accalorarsi ogni giorno per uno stronzissimo DDL, o per la legge sul testamento biologico (che sembra scritto dal mio vecchio amico, il Cardinal Ruini), è aprire un gruppo pro Obama su Facebook, è manifestare o non manifestare (nei paesi sovietici era obbligatorio andare in piazza per il primo maggio, un buon esempio di come non sempre le manifestazioni siano sinonimo di democrazia), è fare una raccolta firma, è candidarsi nel proprio municipio, è andare in un locale piuttosto che in un altro perchè i proprietari del primo sono del PD ed i secondi del PDL. Insomma la democrazia (per parafrasare Gaber) è partecipazione, e non solo alle elezioni.
Bene, sbrodolata finita: forse qualcuno sarà contento di sapere che il vostro umilissimo servo Belphagor ha fatto faville per quel suo impegnuccio, ed è financo riuscito a capire cosa il vecchio Frack biascicasse nel suo britannicissimo e chiusissimo inglese. Il vostro servitore si chiede anche se abbiate mai avuto occasione di notare che quella dei ricercatori è la classe lavoratrice peggio vestita di tutte...

mercoledì 5 novembre 2008

In culo al TG1!


Come si evince dal titolo del post oggi sono in vena poetica. L altro ieri sera, con la bocca otturata da una mappata di penne al sugo, decido incoscientemente di guardare il tg del primo canale. Uno, due, tre cazzate, spengo.
Cazzata uno: servizio sui due contendenti alle presidenziali americane, spottone per il vecchio MacCain (che poi, cazzo lo fai a fare in Italia ?), conclusione "il programma di MacCain ci sembra (ci sembra ??? ma a chi ?? Riotta, a chiiiiiiiiiiiiiiiii?????????) migliore, ma forse l' america non ha bisogno di programmi ma di speranze (riferito ad Obama), o forse di illusioni". Come ? Ho sentito bene ? Sì, ho sentito bene !
Cazzata due: il povero sindacalista bianco ucciso a bastonate vicino a Reggio Emilia nel 48, un fatto terribile, ma vi avrei fatto sentire il tono, su cui sorvolo per carità di patria, certo che sti comunisti erano proprio tremendi eh, quasi quasi erano meglio le squadracce !.
Cazzata tre: le celebrazioni per quel grande ed inutile massacro che fu la prima guerra mondiale, da ricordare con orgoglio per la nostra vittoria...un bel paio di ciufoli, con quella guerra sono stati piantati alcuni fra i più velenosi semi del 900.
Ora, stamattina mi alzo bel bello (per dire eh, di mattina ho gli occhi cisposi come tutti!) e scopro che fratello Obama ha vinto. Sorrido e penso a Riotta. E' bello godere il doppio in un colpo solo !

PS:domani devo presentare il mio progetto per la tesi davanti ad una dozzina di agguerriti ricercatori pronti a trovare il pelo nell' uovo e ad un professorone inglese dall' improponibile nome di Frakowiak, fate l' in bocca al lupo al povero Belphagor...

mercoledì 29 ottobre 2008

Coreografie...


La televisione è accesa, canale 5, Matrix. Le immagini mi scorrono davanti. Il cuore accelera. Il respiro si mozza un po'. Ancora scontri di piazza. E non fra manifestanti e polizia. Fra due colori diversi, fra due idee. Ma è davvero così ? Guardo meglio. Lascio che le immagini mi si dipanino meglio davanti, aguzzo lo sguardo. Vedo bene ? Sì, vedo bene. Non mi sbaglio. C è gente che ride. Da una parte e dall' altra. Una squinzia che avrà non più di 15 anni, quando la tensione sale davvero, si alza il fazzolettone rosso sul viso con un sorriso a trentadue denti. E' contenta. Sta succedendo quello che sperava. E' dentro la coreografia. Anche lei, come la mamma e il papà sta per fare i suoi bravi scontri con i fasci. Probabilmente è uguale dall' altra parte, con i loro fottuti guanti neri e le loro mazze travestite da aste di bandiera. Anche quei quattro mentecatti sono felici. Cosa credevano ? Che li lasciassero sfilare impunemente dopo Renato, dopo l' assalto a Villa Ada ? E dall' altra parte, pensavano davvero che, come è stato proposto ad un assemblea cui ho partecipato, fosse facile "portare fisicamente via dalla piazza" i neo fascisti. Nessuno vuole sfilare con degli xeneofobi, con dei violenti (non che dall' altra parte ci fossero Gandhi e Luther King, parliamone, perchè io i red skin li vivo molte sere a San Lorenzo, e so chi sono), con dei fascisti, ma se poi si cerca di cacciarli dalla piazza, conoscendo il materiale umano, non puoi pensare che tutto fili liscio. Ma alla fin fine tutti a piazza Navona volevano quello che c è stato. Una grande coreografia, un balletto in cui ognuno conosce la sua parte, che segue con trasporto, e alla fine tutti al pub (i "neri" al Cutty Shark e i "rossi" al 32) a dire quanto sono cattivi e merde i compagni e i camerati, a mostrarsi lividi, a sentirsi eroi.
Detto ciò: ovunque ci sia un balletto, c è un regista. Uno spettacolo ha bisogno di qualcuno che lo allestisca. In questo caso lo scenografo è la Polizia Italiana, la sceneggiatura è di quattro agitatori, la regia incontrastata è del governo, non so se nella persona del presidente del consiglio (non mi viene da scriverlo con le maiuscole) o del ministro degli interni (idem con patate). E sì, perchè nella stessa assemblea che citavo poch' anzi un altra voce si è levata, un po' sussurrata un po allo scoperto: tutto stava andando troppo bene, tutto filava fin troppo liscio. Niente niente finalmente gli studenti stanno riuscendo ad organizzare una protesta matura, un movimento pacifico e partecipato ? E allora facciamo una cosa. Buttiamoli insieme a piazza Navona sti quattrocento deficenti in tutto, e lasciamo che ci pensino loro a smerdare il movimento, da una parte e dall' altra (non che quelli di casa Pound avessero bisogno di essere smerdati, che il fatto che siano merde è chiaro come il sole), facciamo andar via le guardie alla chetichella al momento clou, e quello che succede succede. Sono triste, amareggiato, incazzato e un po' più propenso ad andare alla manifestazione domani, almeno ci sarà un tipo tranquillo in più.

mercoledì 22 ottobre 2008

O Mamma le droghe !!


Una nuova orripilante pubblicità progresso dilaga in televisione. E' l' ultima intelligentissima pubblicità progresso contro la droga. Un giovane, spesso il viso in primissimo piano, con le pupile dilatate (come se non ci fossero droghe che le pupille le restringono), in una discoteca (come se la gente non si facesse le cannette a casa o le botte sul lavandino del bagno dell' ufficio), che si guarda sperduto attorno. La solita voce cavernosa e un po' inquietante si bea nell' informarci che fin dalla prima assunzione la droga ("qualsiasi droga", si picca di aggiungere la voce) ti "rovina i neuroni" (chissà cosa direbbe il professore di fisiologia cerebrale di questa espressione ?) e che le droghe (e qui di nuovo il censore ci ricorda che parla di "tutte le droghe"), in sostanza "ti bruciano il cervello" (altro termine eminentemente tecnico, usato nelle migliori riviste di neurobiologia). Ora. Ora questo mi fa abbastanza incazzare, per tutta una serie di ragioni. In primis le droghe non sono tutte uguali, il livello di neurotossicità delle droghe varia in maniera incredibile dall' una all' altra, sarebbe come dire che il cibo "tutto il cibo" fa ingrassare, o che i cani "tutti i cani" mordono. In seconda istanza la droga non "brucia il cervello", le droghe, a seconda della sostanza della quale si sta parlando, possono, a lungo andare, provocare danni strutturali e funzionali al cervello, in maniera proporzionale alla neurotossicità della sostanza, ed agli anni di abuso. Non solo, ma vi sono svariati metodi (parlo di metodi scientifici, benchè molti provati solo sul "modello animale", essenzialmente topolini bianchi e fortunate scimmiette) perchè, chi decida in coscienza e pienamente informato di assumere una data sostanza, possa ridurre al minimo i rischi presenti e futuri; questi metodi vanno dall' assunzione di determinati "antidoti" (ad esempio assumere benzodiazepine prima della ketamina riduce di svariate volte il rischio di sviluppare sintomatologia epilettica, o semplicemente, strano ma vero, assumere integratori alimentari ricchi di triptofano prima di prendere exsatsy o MDMA, aiutano a ridurre il down, aumentando la propria "riserva" di serotonina), all attenzione per le condizioni ambientali (chi assuma extasy in discoteca se ha l' accortezza di idratarsi molto e spesso e di fermarsi ogni ora dieci minuti per combattere l' aumento di temperatura riduce a zero il rischio di shock), all' attenzione per la compagnia (tutti gli allucinogeni andrebbero presi assieme ad un "sitter" che, rimanendo lucido, possa gestire eventuali brutti viaggi o emergenze). Tutto questo si traduce in una sola parola che va per la maggiore negli stati veramente liberali (o forse solo con una classe dirigente ed una cittadinanza con un' intelligenza nella media) e che qui da noi è pressochè sconosciuta, si chiama "riduzione del danno", ed è l' unica vera arma che si possa schierare contro le brutture che la droga produce. Perchè, secondo me queste ultime sono il problema, e non le sostanze in se. Informare, avvertire, legalizzare, controllare. Questa la ricetta, vedo però che siamo ben lontani dall' attuarla.

Diceva Bukowski:"Tutti abbiamo udito la donnetta che dice: "oh, è terribile quel che fanno questi giovani a se stessi, secondo me la droga è una cosa tremenda." poi tu la guardi, la donna che parla in questo modo: è senza occhi, senza denti, senza cervello, senz'anima, senza culo, né bocca, né calore umano, né spirito, niente, solo un bastone, e ti chiedi come avran fatto a ridurla in quello stato i tè con i pasticcini e la chiesa."
Non vorrei dire, ma Zio Buck aveva l' occhio lungo.

lunedì 20 ottobre 2008

I can't get no (ta da da) satisfaction (ta da da) !


A dispetto del titolo, oggi volevo parlare di piccole soddisfazioni. O meglio di piccole soddisfazioni e etica del lavoro (intendo il mio lavoro vero, quello per cui mi pagano, perchè il servizio giornaliero gratuito chiamato proditoriamente tirocinio che faccio in clinica mi da soddisfazioni, ma di tutt' altro tipo).
Non sono uno di quelli che crede che il lavoro nobiliti l' uomo a prescindere: voglio dire che se sei ricco di famiglia e nella vita anzichè trovarti un' occupazione (tra l' altro magari uno stupido proforma, che so, addetto al marketing del marchio di una nota casa automobilistica italiana che non è la Innocenti ne l' Alfa ne la Lancia) prendi e ti fai dei viaggi tutto l' anno e ti sputtani alegramente le tue finanze, non è che non ti capisca (anche se, a quel punto, che so produci gruppi musicali emergenti o giovani talenti della pittura, che fai pure bella figura !). Se però devi lavorare, nobilitalo tu il tuo lavoro, prendendoti, appunto, le tue soddisfazioni. Ad esempio:gongolo quando un cliente mi chiede un secondo Long Island Ice Tea dicendomi che il primo era buonissimo (tra l' altro il ciente in questione è un pazzo, essendo il cocktail in quetione una malsana miscela di gin, vodka,rum e triple sec con un goccio di cocacola, zucchero e succo di limone, roba da mandarti alla collina degli alberi pizzuti), oppure quando un cliente (o ancora meglio una cliente) si fa un po di fila in più per farsi quattro chiacchiere proprio con me, o ancora quando impari a prendere le bottigli fra tre dita, farle ruotare sull' indice, tenerle in verticale e rimetterle apposto facendo lo stesso gesto tecnico (credetemi, non è semplice come sembra vedendolo fare). Ma che ci crediate o no la cosa che mi da più soddisfazioni è anche la più stupida di tutte: al locale usiamo bicchieri di plastica, posti in alte colonne di fronte alle postazioni, bene, dosando bene la pressione delle dita alla lunga si riesce a prendere, con un solo movimento, l' esatto numero di bicchieri che ti serve al momento, quando lo faccio (e per un numero maggiore di quattro diventa davvero arduo) mi strappo sempre un sorriso. Ecco, piccole soddisfazioni.

PS: il biondino nella foto non sono io, anche perchè non userei mai il Tanqueray con quella disinvoltura !!

martedì 14 ottobre 2008

Musica !

Continuo a stressarvi con il Normalismo, ma piano piano siamo alle ultime battute, poi si passerà ad altro. Oggi mi intrattengo un attimo sulla musica del Normalismo: la musica è una componente importante della mia vita, benchè non ne faccia ne ascolto tantissima, e credo che i miei gusti siano quelli del Normalista medio. Tendenzialmente il Normalista non ascolta musica "main stream", a meno che non lo fosse minimo 20 anni prima (dai Creedence Clearwater Revival ai Pink Floyd, passando per gli Iron Maiden e i Black Sabbath, fino a perle non molto conosciute tipo Nick Drake o gli Einsturzende), ha un certo amore per i cantatutori nostrani (De Andrè e Guccini, il meno politico, su tutti) e ama i gruppetti contemporanei che non passano spesso su MTV...diciamocelo, il N. ha un po' i gusti da intellettuale di sinistra !



Come potrete capire ho una predilezione per la musica dai "sentimenti forti", comunque ecco qui una piccola selezione; un occhio particolare agli Offlaga Disco Pax, gruppo di Reggio Emilia, che ha uno spirito Normalista che levati, e forse neanche lo sa !



Offlaga Disco Pax - Robespierre:



Editors-Smokers outside the hospital doors:




Offlaga Disco Pax-Enver:




Nick Drake-Pink Moon:



Spero abbiate gradito !

Influenze malefiche...


Una febbriciattola fastidiosa, un naso chiuso, un bronco che, da amico silenzioso, diventa un antipatico caciarone, questi i segni che mi convincono che, forse proprio grazie al concerto di cui al post scorso, mi è venuta una influenzina . E allora via di Bronchenolo, vai di spruzzino scaccia moccolo e aspirine effervescenti, perchè il simpatico mondo della ricerca universitaria non conosce pause ne gradisce giorni di malattia, e via a mandare mail pietistiche a chi di dovere per giustificare un paio di giorni di assenza, e domani, speriamo, di nuovo sulla cresta dell' onda ! Nel frattempo JJ soffre per l' artrosi e per una vertebra birichina (ma lei forse la definirebbe stronza), e ovviamente non perde occasione per farmelo sapere. La cura ? Un iniezione di antidolorifico ed una di cortisone ogni mattina: ed indovinate chi gli deve bucherellare il sederone ? La vicina chiacchierona ? L' amica della scala 40 (inteso come gioco e non come edificio del condominio !) ? No ! Il vostro umile Belphagor, quello stesso Belphagor che a 24 anni suonati chiede di farsi fare le analisi del sangue con l' ago per bambini, e che ha fatto storie per farsi fare i vaccini ben oltre il limite consentito (tipo un richiamo dell' antitetanica a 16 anni, roba che un altro po' non ero più vergine). Immaginate che risultati !

lunedì 13 ottobre 2008

Dark !

Ci sono almeno tre modi per definire la musica dark: un modo tecnico, un modo fenomenologico ed un modo pratico. Il modo tecnico è sicuramente il più preciso, ma anche quello che meno rende l' idea di questo splendido genere musicale: la dark wave si inserisce nel solco della musica post-punk, ovvero la musica di quei gruppi nati dopo la prima ondata punk-77, creati da ragazzi che seguivano i concerti punk, ma erano troppo giovani per essere sul palco (Robert Smith dei Cure ha ad esempio dichiarato che il concerto che ha cambiato la sua vita e lo ha spinto a suonare è stato un concerto dei Sex Pistols), la cui cifra stilistica è tendenzialmente una line up di tre strumenti (chitarra, basso, batteria) con una preponderanza del basso nelle linee melodiche e chitarre tenui, poco o per nulla distorte (per lo meno ai primordi del genere) ed una maggiore attenzione alla melodia di quanto il punk-77 abbia mai avuto. Il modo fenomenologico comporta una riflessione sull' "ideologia" sottostante alla dark wave: il no future del punk, il rifiuto delle convenzioni vi hanno sicuramente un ruolo importante, ma la rabbia rivolta verso l' esterno, verso chiunque ("i wanna destroy passerby" "voglio distruggere i passanti" cantavano i Sex Pistols), si ripiega verso se stessi, la non acettazione, l' essere marginali, passa da un versante sociale ad un versante personale, la rabbia diventa melanconia, la voglia di distruggere diviene voglia di distruggersi (a volte fino alle sue estreme conseguenze come dimostra il suicidio di Ian Curtis, voce e frontman dei Joy Division); accanto a ciò vi è però anche una riscoperta di un versante emotivo, fatto di sentimenti troppo forti per essere controllati e metabolizzati ("Disintegration" si chiama uno dei più fortunati album dei Cure, una disintegrazione dovuta a sentimenti e sansazioni intensisime, che quasi l' Io non può gestire, ascoltare per credere), o fatto di una ricerca di sentimenti che sembrano invece sfuggire costantemente ("Ive got the spirit, but lose the feeling" canta Ian Curtis nel pezzo che apre "Unknown Pleasures" dei suoi Joy Division).
Venendo al modo pratico: andatevi a vedere un concerto dei Cure ! Robert Smith si sarà commercializzato, avrà fatto le sue cappelle (e ne ha fatte), ma la sua voce, i suoi gesti, i suoi testi, la sua musica, lui stesso, resta forse la rappresentazione più fedele dello spirito dark. Robert Smith ha una voce dolcissima e lancinante, assieme malinconica e gioiosa, mi fa sempre venire in mente una giornata nuvolosa, con un po' di pioggia, durante la quale però accade qualcosa di bello; ascoltarlo cantare è come sentire la pioggia che cade fuori dalle finestre, a dicembre, mentre sei sotto al piumone. Dolce e amaro indissolubilmente legati, il ricordarsi una volta di più che per quanto la vita sia a volte difficile c è una ragione per andare avanti, per non andare a fondo, oppure che è bello a volte andarci, a fondo, e di nuovo risalire, magari per scoprire anche solo che per quanto la settimana sia stata dura, "it's friday i' m in love !".
Per comprendere fino in fondo la fascinazione che ho per quest uomo vale forse la pena raccontare come ho "conosciuto" i Cure: era una calda, caldissima notte di un luglio inoltrato, quando ormai non c è Estate Romana che tenga, la città è vuota. Saranno state le tre, impossibile dormire, impossibile pensare, impossibile fare altro che zapping compulsivo e sentirsi come l' unica persona viva al mondo. Finchè su una canale musicale sento tre note, e mi blocco. Ascolto e guardo sempre più rapito. L' uomo nel video canta e suona quello che sento in quel momento, l' uomo nel video sta parlando con me, mi dice che anche lui ha sentito quelle sensazioni, e le ha messe in musica. L' uomo era ovviamente Robert Smith, la canzone era la splendida Lullaby, che qui di seguito vi propongo:




PS:tutta questa sbrodolata perchè sabato sera ho avuto la fortuna di vedere i Cure live a Piazza San Giovanni...che concerto !!

sabato 11 ottobre 2008

Inespressi


Ci sono espressioni poco felici, espressioni poco consone, espressioni politicamente scorrette, che non si sentono mai pronunciare ai politici, o ai giornalisti, espressioni a volte usate con poca intelligenza o in modo inopportuno; ma a volte queste espressioni calzano a pennello per alcuni fatti. Una di queste espressioni mi è venuta in mente or ora, apprendendo dal telegiornale della morte di Jorg Haider, quest espressione è "Non una lacrima".

lunedì 6 ottobre 2008

L' invasione degli ultrascemi


State attenti. Chiudetevi in casa. Abbiate paura. Gli alieni sono atterrati sulla terra. E' successo questo weekend, all' insaputa di tutti. Essi sono simili a noi, si confondono tra noi, è impossibile distinguerli se non per un tratto fondamentale: sono scemi, ma scemi col botto eh ! E' cominciato tutto venerdì sera quando, nella discoteca dove lavoro, è arrivato quello che, a giudicare dal livello di scemitaggine, dev' essere il loro comandante in capo: questa creatura spaventosa, che sembra uscita dal peggiore degli incubi, si cela dietro la falsa identità di un rapper romano, noto come Er Dozzina, il cui pezzo forte è una canzone il cui ritorenello recita (giuro su Dio, l' ho sentito per un paio d' ore mentre si esibiva nel suo live, tra una shakerata e l' altra): "Te dico dodisci, dodisci de tutto, te dico dodisci dodisci de brutto ! Te dico che ?" E quì una folla di scalmanati con la faccia ebete, evidentemente suoi sottoposti nell' esercito alieno: "DODISCI !!". Diciamo però che sarà sicuramente facile battere questi alieni, perchè hanno un senso dell' orientamento veramente ridicolo, se in un locale con due sole sale, in tutto un centinaio di mq, alemeno una dozzina di loro hanno sentito il bisogno di chiedermi dove fosse l' uscita, ed altrettanti di chiedermi dove fosse il bagno, il che non vorrebbe dire niente se non fosse che il bagno è praticamente di fronte al bancone della mia postazione ed è segnalato da una fila chilometrica ! A fine serata Er Dozzina e le sue legioni se la sono finalmente filata, battuti probabilmente dai litri di Negroni che si sono simpaticamente scolati, e dalla fatica di recitare per tutta la notte rime improbabili come "St' attento pischello col coltello che non è bello se incontri lo sbirro col manganello..." E che cazzo compratelo un cervello ! avrei aggiunto io, se il mio perfetto aplomb ingelse da barista non me lo avesse impedito. Lieto fine ? No, perchè, come la mafia , lungi dall' essere battuti, gli alieni si sono inabissati, cercando di abbandonare gli eccessi di scemaggine. Ma qualcuno si tradisce: sabato sera si avvicina un bel tipetto e mi ordina un Cuba Libre. Con nonchalanche mi giro prendo il rhum, il bicchiere, metto il ghiaccio nel bicchiere, il succo di limone, il rhum, la Coca, giro il tutto, gli dico "Sei euro, grazie", prendo i soldi, gli do il resto. Lui si blocca, si avvicina con fare cospiratorio e mi fa "Ma tu lavori qui ?". Questi ultrascemi non si smentiscono mai !

sabato 4 ottobre 2008

Come ti risolvo l' alcolismo giovanile (e la disoccupazione)


Chi mi conosce lo sa, non disdegno l' ebrezza alcolica. Alcuni sanno anche quanto questa mi abbia fatto male, e come mi abbia fatto fare male agli altri (potrà mai E. perdonarmi il suo sedicesimo compleanno ?). Anche dopo brutti casi, devo dire, non mi sono mai tirato indietro davanti ad una doppio malto in più. Ma da un po' di tempo questa mia debolezza va scemando e, strano a dirsi, tutto comincia col mio lavoro in discoteca. Se chiedete ad un giovane perchè si beve quel goccetto (chiamalo goccetto !) in più, probabilmente vi sentirete rispondere che lo fa perchè poi è più brillante, simpatico, spigliato e magari che lo aiuta a rimorchiare. Ora. Nella discoteca dove lavoro il venerdì c è un' offerta denominata "open bar", dodici euretti dodici per entare, e poi fino alle quattro bevi quanto ti pare. Vi lascio immaginare la bolgia infernale che si crea, sia in quanto a numero di ingressi (e conseguente lavoro per me) sia in quanto ad ubriachezza molesta. Le prime serate, lo devo ammettere, non ho disdegnato di prendere parte a tale bolgia (nei limiti consentiti dal fatto che dovevo lavorare), tanto a riportarmi a casa ci pensava la collega astemia (santa ragazza, ed anche niente male eh!). Fintantochè non mi sono fermato a guardare, osservare, i clienti. Petulanti, pesanti, accolloni, sudati, puzzolenti, biascicanti, ottusi. Del tutto invisi alle donne (che il venerdì non sono mai molte, complice questo clima). Ma come ? Ma ?! Ma l' alcol non doveva rendere più brillante, simpatico ecc. ecc. Se mi passate il francesismo "col ricchissimo cazzo". Dover combattere tutti i venerdì con personaggi che non fanno altro che ripetere "A cì, me lo fai carico il cocktail" "Me fai un gin tonic (intercambiabile con qualsiasi long drink) più gin (intercambiabile con qualsiasi base) che tonic (intercambiabile con qualsiasi mixer) ?" "A cì caricalo eh" ed altre amenità del genere farebbe passare a chiunque la voglia di ridursi così ! Quindi ecco la soluzione: i giovini alcolisti se ne vengono a passare un paio di venerdì da noi (pagati eh, così gli torna anche qualcosa in tasca) e in capo ad un paio di settimane, oltre ad un paio di grappini dopo cena, vi assicuro che non ci vanno !


Un' ultima notazione: è vero che l' alcol aiuta a rimorchiare, ma solo se è lei che beve !

martedì 30 settembre 2008

Teoria del Normalismo (2)

Dopo un weekend lungo a "casa Unodicinque" eccomi di nuovo qui, nella mia casetta virtuale a continuare la mia "monografia" sul Normalismo.

Una premessa per meglio comprendere quanto segue: come in tutti i gruppi sociali, anche fra amici accade spesso di utilizzare un lessico particolare, adoperando parole comuni con accezioni particolari, tipiche di quel dato gruppo: in particolare in questo caso è da spiegare l' uso del termine "maschera". Per noi "maschera" indica una persona tristissima, o una situazione difficile, atta a rendere tristi le persone, per esmpio "Eh, mi ha lasciato la donna" "Sei una maschera !" oppure "Hai visto che il manuale di psicopatologia ha 1200 pagine?" "Mascheraaaa!!!". Tutto nasce dalle due tipiche maschere greche, quella felice e quella triste, ed in particolare quest ultima, che con la bocca all' ingiù e il taglio d' occhi depressissimo è la rappresentazione migliore della disperazione più vera (il tutto ha, ovviamente, anche un certo tono scherzoso).

Detto ciò: come si diventa Normalisti ? La risposta esatta è che Normalisti non si diventa, si è. Però bisogna rendersene conto. Ed ecco che si arriva alla teoria "dialettica" del Normalismo. Inizialmente il giovine Normalista non ha la più pallida idea di chi o cosa è, egli è del tutto ignaro dello stigma che lo segna, il pirla è contento di piacere a mamme,papà, professori, nonne e adulti in genere, insomma a tutti coloro che non sono suoi coetanei (salvo rarissime eccezioni); il soggetto in questione è, in questo momento, una sagoma. La sagoma è il livello più basso del Normalismo, agli occhi del mondo dei coetanei la sagoma è ciò che il nome suggerisce: un oggetto indistinto, spesso poco considerato, qualcuno che si confonde nell' ombra, e che nell' ombra (almeno coi coetanei) vuole rimanere. Un bel giorno però la nostra sagoma (diciamo intorno ai 15 anni), comincia a chiedersi il come ed il perchè di alcune cose: perchè i miei amici limonano e io no ? Perchè i miei amici vengono invitati alle feste e io no ? Perchè la biondina del terzo banco non mi caga di striscio mentere adora il coatto antico della V B? E lì la sagoma, che come tutti i Normalisti è tutto fuorchè stupido, capisce e si dice come Cristo sulla croce "Abba, abba, perchè mi hai fatto Normalista ?", capisce di essere una sagoma, e proprio in quel momento, come per magia, diventa una maschera.
E' questo il momento più brutto della vita del Normalista, egli ha capito di essere tale, e da giovine nullità quale è non lo accetta, ma essendo Normalista si guarda bene dal cambiare se stesso: preferisce farsi crescere i capelli, cominciare a vestire come un derelitto e ostentare modi da nouvelle Diogene Cinico. Come risulta ovvio anche al lettore meno smaliziato queste contromisure non servono ad un emerita minchia, se non a portare il soggetto in questione ad essere ancora più inviso a chiunque, specie perchè questa ameba con quattro arti pensa sinceramente di essere tra le dieci persone migliori del mondo. Finchè.
Finchè la maschera non conosce altre maschere come lui, e raggiunge una consapevolezza importante: essere Normalisti non è necessariamente una croce, può anzi essere una benedizione, perchè vuol dire avere un punto di vista molto particolare sul mondo, vuol dire di solito avere un' intelligenza brillante e una dose di autoironia da vaccinare un elefante contro molte delle brutte situazioni della vita. E nel momento in cui comprende tutto questo, una beatitudine profonda entra in lui, ed egli diventa una macchietta, grado più alto e consapevole del Normalista. La macchietta è l' amico scoppiato della vostra compagnia, quello che ha sempre la freddura talmente tremenda che alla fine fa sganasciare, quello che con la sua imbranataggina vi intriga (dico per le donne eh !), la macchietta è insomma uno sfigato di successo.
Questo processo è però possibile solo se la macchietta decide di voler vivere dentro e non contro la società; perchè se la macchietta sceglie di continuare nell' isolamento della maschera, pur avendo una consapevolezza da macchietta, ecco che diventa la caricatura di se stesso.
La caricatura di se stesso è un Normalista che ha abbracciato il lato oscuro del Normalismo, è quello che pensa che il Normalista che scopa, che si diverte, che insomma vive una vita normale, senza rinnegare se stesso, è un venduto, uno che ha mollato, un nemico. Contro questo lugubre personaggio c' è una sola arma da poter utilizzare: la pesantissima e continua presa per il culo, se il caso ad libitum.

E con questo vi saluto alla prossima lezione, e ricordate: l' unico bastardo, sei tu che abbandoni il normalista che c' è in te.
LAVN (LEGA ANTI VIVISEZIONE NORMALISTI)

venerdì 26 settembre 2008

Teoria del Normalismo(1)

Se dovessi spiegare cos è il Normalismo, in quanto categoria del sapere, mi troverei spiazzato. E' una teoria filosofica, è un' ipotesi sociologica, è un modo di essere, una categoria dello spirito, è una filosofia di vita e molto altro. Ma è soprattutto il frutto più sofferto e ragionato di una piccola combriccola di cazzoni perdi tempo che, all' epoca della nascita del Normalismo, aveva preso una sbandata per un ottimo bar tipico catanese dalle parti di piazza Bologna e passava in tale ameno luogo lunghi pomeriggi improduttivi fra cassate (badate bene cassate), arancini, granite di mandorle e chiachiere sul niente. Approfondendo il contesto potrei aggiungere che l' età dei padri fondatori del Normalismo "spaziava" fra i venti ed i ventidue anni; questi saggi dottori della deficienza agonistica, della lullaggine estrema, erano all' epoca alle prese con un problema grandissimo, una mancanza insormontabile, un vuoto esistenziale di enorme portata: scopavano di molto, ma di molto poco (per la cronaca: alcuni hanno migliorato, altri rimangono in questa loro condizione di carenza) si può quasi dire per niente. Ed i nostri furbacchioni, per risolvere il loro problema, lungi dal cominciare a vestirsi da persone civili, mettere il capino in qualche locale, e darsi da fare per rimediare un po' d' amore ("fosse pure ancillare", diceva Guccini in "Bologna") non trovavano di meglio che (per l' appunto) ingrassarsi a forza di cannoli, e chiedersi in maniera inconcludente perchè tale carenza di donne. Ed essendo una bella banda di "sfigati" (modalità Goonies con puntate nel classico imbranato dei film anni '80) da sempre, ed avendo ormai capito che il loro ruolo nella società era, diciamo così, "marginale", trovavano proprio in questa loro "marginalità" la spiegazione delle loro sofferenze. Ecco, queste le fondamenta del Normalismo.
Alla base del Normalismo c' è una considerazione sociologica: fino agli anni novanta circa, la sottocultura giovanile, era tendenzialmente divisa lungo un asse bipolare, di lettura abbastanza semplice, l' esempio più tipico è quello degli anni settanta, oppure monopolizzata (più o meno eh, si parla per generalizzazioni da bar!) da una "vague" particolare (i "paninari" negli anni ottanta, sebbene anche loro avessero i loro rivali nei dark e nei punk); con gli anni novanta tutto cambia, la sottocultura giovanile diventa "le" sottoculture giovanili, e piano piano si vanno formando sempre più "sottomode", con i loro comportamenti, i loro dress code, insomma le loro peculiarità: i metallari, i truzzi, le zecche, gli "hip-hoppettari", i pariolini, i punkettoni, i punkabbestia ecc. ecc. La caratteristica di questi gruppi è che al loro interno vige una "norma", e più ci si adegua a questa "norma" più si è ben accetti, ne consegue che la "normalità", pur essendo relativa all' interno di ogni gruppo, è il gold standard di chi appartiene a queste sottoculture. Ma cosa succede ai "normali" generici ? I "vecchi normali" ? Succede che non sono più normali, perchè la loro normalità è al di fuori di un gruppo sociale, è un adeguarsi ad una norma che non esiste più, è "stranezza" proprio a causa di questa loro normalità. Troppo precisi per le zecche, troppo zecche per i pariolini, troppo tranquilli per i punkabbestia, troppo estremi per i "tranquilli". E quindi ? Quindi non sono più normali, ma "Normalisti": alla ricerca di un appartenenza ad un gruppo esteso, un gruppo che ha confini mobili, e che costringe a valutare a fondo ogni singola persona, perchè non ha norme di riferimento.


Finisce quì questa sproloquiante prima puntata sul Normalismo, che mi vede a sudare sulla tastiera, cercando, chissà poi perchè, di sistematizzare un intero mondo interiore nato fra mille risate un' estate di qualche anno fa, che però non ha perso nulla di ciò che vi vedevo allora.

giovedì 25 settembre 2008

Effetto Excell


Sappiate che se il post di oggi si riduce a poche righe, la colpa è nell' ordine: della prof. che mi ha assegnato la tesi, che piazza un incontro nel quale dovevo fare assolutissimamente bella figura alle dieci di mattina dall' altra parte di Roma, di Excell, sul quale ho passato una mezza dozzina di ore, e che mi fa vedere tutto il mondo a retangolini, dei trasporti pubblici di Roma ,
della Krav Maga e di Gigante e Serpente, i due insegnanti, che oggi ci avranno affibbiato almeno 50 flessioni di punizione :)! Che stanchezza ! A domani per il Normalismo e la Krav Maga !

mercoledì 24 settembre 2008

I film della Rigenerazione X


Ci sono film che hanno "fatto" la generazione X, film che ne hanno parlato ("Risky Business", "The breakfast Club", "Top Gun" , rispettivamente '83, '85 e '86), per lo meno per il suo versante più "eighty" (pensiamo che il personaggio di "Maverik" in Top Gun doveva avere circa una ventina d' anni nell' ottantasei, quando il film fu girato, per cui era della classe '66) e film che l' hanno criticata (specialmente negli Stati Uniti, dove buona parte di questa generazione ha coinciso con quella degli yuppie) come "Wall Street" con Micheal Douglas ('87). Film a loro modo "classici", film che pressochè tutti hanno visto almeno una volta nella vita; ma come descrivono questi film i venti-trentenni dell' epoca ? In "Risky Business" e in "Top Gun" come giovani arrivisti disposti a sacrificare tutto per il successo, come giovani ideologicamente spiantati e confusi (benché consapevoli dei propri mezzi) in "The Breakfast Club" e come sedotti dal potere ma ancora in grado di redimersi (solo però con la spintarella dell' FBI) in "Wall Street". Quasi contemporaneamente a questi film ne uscivano altri, che non parlavano dei giovani adulti, ma dei bambini e dei ragazzi di quegli anni, in particolare penso a tre film, che ognuno dei ragazzi che hanno circa la mia età conoscono quasi a memoria: "ET" ('82), "La storia infinita ('84) e "I Goonies" ('85) (chi li ha riconosciuti dietro al titolo del blog ?). E come sono questi bambini ? Cosa accomuna i protagonisti di questi tre film ? Sono tutti, irrimediabilmente, dei perdenti. Pochi ma buoni amici, una generico disinteresse per il mondo che li circonda, un interesse molto maggiore per il "proprio" mondo, costruito nella fantasia o con le persone che sono loro accanto. Non solo, questi bambini sono spesso vittime dei più grandi, degli yuppie (in questo particolarmente indicativo "I Goonies"), di personaggi che potrebbero essere i protagonisti dei film citati più sopra. Questi bambini però puntualmente, inesorabilmente direi, diventano attori di eventi importanti, eventi che li riscattano, "momenti di gloria". E dopo, dopo che l' avventura è finita, dopo che tutto è tornato alla normalità, lungi dal raggiungere la popolarità, dall' appiattirsi su le persone che li circondano, rimangono quello che sono, solo consapevoli di quanto valgono, diventano quello che è secondo me un personaggio fondamentale della mia generazione, quello che una volta una persona che amo molto ha definito "uno sfigato di successo". Insomma questi bambini erano dei normalisti in erba, ma il normalismo è un capitolo a parte...

martedì 23 settembre 2008

JJ


Non vivo da solo. Come molti altri studenti fuori sede ho un coinquilino, o meglio, una coinquilina. Solo che la mia coinquilina ha caratteristiche un po' particolari: è mia parente, non studia all' università e, soprattutto, ha ottant' anni. E' mia nonna (paterna). E non è una nonna normale, è una nonna romana. Dire che somiglia alla Sora Lella sarebbe eccessivo, ma diciamo che siamo da quelle parti. Amore smisurato per la cucina tipica (romana e solo romana), conoscenza globale della saggezza popolare romana e ciociara e la convinzione di possedere la verità assoluta su qualsivoglia argomento, dall' uso del parmigiano nel brodo all' eutanasia, passando dai nodi delle cravatte. Per quanto riguarda il primo punto, niente da dire, anzi ! Le leccornie difficilmente mancano al nostro desco, solo che la vegliarda non ha idea del concetto di "cucina stagionale": storiche le sue trippe ad agosto, o i fagioli con le cotiche il 15 di luglio; la controparte è la pasta fredda a dicembre, ma questo è ancora un altro capitolo. Il secondo ed il terzo punto sono in realtà collegati, nel senso che il suo punto di vista, che si rivela essere il solo valido al mondo, deriva in via diretta dalla saggezza popolare, con punte quali: "io me conservo la moglie a letto, tu la sciupi pe le fratte" (quando, a suo avviso, faccio un uso poco parsimonioso di risorse, dal telefono al provolone, che lei invece usa con oculatezza) o "se te magna un lupo sta tre giorni a cagà stracci" (quando esco vestito in maniera troppo pesante, ovviamente secondo il suo parere), per non parlare delle operette morali quali "chi caga tra la neve presto si scopre", "chi più spende meno spende" e "gnea gnea po ce sguazzea" (sono disponibile per la traduzione di quest ultimo...), solitamente preceduti da un fastidiosissimo, ma non per questo meno adorabile "non sai che...". Ora questa signora d' altri tempi (in più d' un senso) non poteva che diventare un mito assoluto tra i miei amici. Uno dei quali le ha affibbiato il soprannome che da il titolo al post, in onore di JJ Jameson, capo redattore del giornale dove lavora Peter Parker-Spiderman; ora tra i due vi sono molte somiglianze: entrambi sono brizzolati, entrambi fumano come turchi (mia nonna sta sui due pacchetti al giorno) ed entrambi hanno una voce potente ed incline ad alzarsi. Ma l' episodio che le ha regalato l' impareggiabile soprannome col quale è ormai conosciuta in tutta la cerchia delle mie amicizie è uno in particolare: una sera, intorno a 00:30, Andrea pensa bene di chiamarmi, ma avendo nella rubrica le voci F. casa ed F. cell ovviamente attaccate, sbaglia e chiama a casa, ovviamente JJ risponde con una voce da paura intimandogli un secco "Che c' è?",Andrea, voce intimorita "C' è F. ?" e la soave e canuta nonnina "F. un cazzo !!!!!". Questa è JJ!

lunedì 22 settembre 2008

Perchè "Rigeneration X" ?


Forse è il caso di spiegare, di spiegarsi. Perchè un titolo così scemo, o lo spieghi, o ne subisci passivamente le conseguenze ! Ora, prima di diventare un luogo comune, un modo di dire, l' espressione "generazione X" è stata usata dai sociologi (inizialmente in Inghilterra) per indicare quella generazione nata dopo il "baby boom", che comprende genericamente i nati tra il 1960 e il 1980. Teoricamente le caratteristiche principali di questa generazione erano il cinismo, l assenza di ideologie (ed idee) forti, la passività, l' apatia...era insomma considerata una bella generazione di merda (senza offesa eh), specie se paragonata alla generazione precedente (diciamo 1940-1950), gente insomma, quest ultima, che nel '68 aveva dai 28 ai diciotto anni, gente che al massimo ne aveva 37 nel '77, gente che, in definitiva, ha vissuto con piena cognizione alcune delle pagine più importanti, belle e brutte, della seconda metà del '900. Orbene, ribaltando arditamente questo concetto io credo, invece, che la generazione X sia stata una grande generazione; e questo proprio a causa dell' assenza di ideologie ed idee forti, una generazione che, almeno a livello di idee, è venuta su dal niente, dei self-made brain insomma ! E se questo è vero per uno nato nel '70, cosa si deve dire di chi, come me, è nato nell' 84 ? Io e tanti altri come me avevamo cinque-sei anni al crollo del Muro, e otto durante la prima guerra in Iraq: noi siamo la generazione post-ideologica per eccellenza, quelli insomma che non hanno avuto l' appoggio di una religione forte, del marxismo, del liberalismo borghese cattivo (nel senso di forte e strutturato), del post(e neo)-fascismo di prima generazione, gente che ha dovuto imparare (con alterne fortune intendiamoci !) a leggere il mondo senza mappe di sorta, senza lenti. Però, a differenza della generazione X, noi della Rigeneration X, abbiamo avuto la fortuna/sfortuna di partire davvero da zero, visto che certe pagine, non solo non le abbiamo vissute con cognizione, ma non le abbiamo vissute affatto. In definitiva, qualsiasi cosa se ne dica, a me piace la mia generazione, e cercherò di far vedere, quì e la, che non siamo da buttare via.

Per questo post e queste idee devo ringraziare innanzitutto un libro, "Generazione X" di Douglas Coupland, che mi ha aperto gli occhi su una generazione, anzi due, che sembrano fatte apposta per essere bersagliate; un libro che mi sento di consigliare vivamente a tutti !

"Scusi, ha da accendere ?"


Sì, non è la prima volta che mi danno del lei, il problema è che non è neanche la seconda, o la terza:temo di essere entrato ampiamente in doppia cifra. Non è un dramma, certo, però all' antivigilia del tuo ventiquattresimo compleanno, quasi Dottore in Psicologia, e con alcune riflessioni di carattere generazionale (da cui il titolo del blog) alle spalle, sentirsi dare del lei da un ragazzino di diciassette anni, un certo effetto lo fa ! Insomma, uno è al bar che si beve un caffettino con Sandro, parlando come sempre dei massimi sistemi, degli ultimi film usciti e di donne, cercando di non pensare che dopodomani, oltre ad avere un esame, compie gli anni, ed ecco che questo mucchietto d' ossa ti ricorda che ti si vede in faccia che non sei più un ragazzino ! Un rapido sguardo al vestiario di entrambi: io pantaloni di velluto a coste beige (definizione politicaly correct:casual, definizione corrente:abbastanza brutti), maglietta della Levi's con stampata sopra una cassa (non da morto eh, una cassa da impianto stereo), e scarpe di tela marroni, non all' ultima moda, certo, ma neanche un completo da pensionato; Sandro come sempre vestito maluccio, ma niente che lo collochi sopra i trenta. Ne deduco, in un lampo, che il mucchietto d' ossa non ci ha dato settant' anni in due, ci ha probabilmente collocato nella nostra giusta fascia d' età. E allora ? Allora semplicemente il ranocchio pensa che, a due tizi seduti al bar , che dimostrano la loro venticinquina d' anni, si da del lei, collocandoli così in un mondo diverso dal suo, un mondo fatto essenzialemente da adulti. Un dramma ? No di certo. Solo un altro segnale che la campanella è suonata, la ricreazione è finita ed è ora di mettersi a lavorare.