Dopo un weekend lungo a "casa Unodicinque" eccomi di nuovo qui, nella mia casetta virtuale a continuare la mia "monografia" sul Normalismo.
Una premessa per meglio comprendere quanto segue: come in tutti i gruppi sociali, anche fra amici accade spesso di utilizzare un lessico particolare, adoperando parole comuni con accezioni particolari, tipiche di quel dato gruppo: in particolare in questo caso è da spiegare l' uso del termine "maschera". Per noi "maschera" indica una persona tristissima, o una situazione difficile, atta a rendere tristi le persone, per esmpio "Eh, mi ha lasciato la donna" "Sei una maschera !" oppure "Hai visto che il manuale di psicopatologia ha 1200 pagine?" "Mascheraaaa!!!". Tutto nasce dalle due tipiche maschere greche, quella felice e quella triste, ed in particolare quest ultima, che con la bocca all' ingiù e il taglio d' occhi depressissimo è la rappresentazione migliore della disperazione più vera (il tutto ha, ovviamente, anche un certo tono scherzoso).
Detto ciò: come si diventa Normalisti ? La risposta esatta è che Normalisti non si diventa, si è. Però bisogna rendersene conto. Ed ecco che si arriva alla teoria "dialettica" del Normalismo. Inizialmente il giovine Normalista non ha la più pallida idea di chi o cosa è, egli è del tutto ignaro dello stigma che lo segna, il pirla è contento di piacere a mamme,papà, professori, nonne e adulti in genere, insomma a tutti coloro che non sono suoi coetanei (salvo rarissime eccezioni); il soggetto in questione è, in questo momento, una sagoma. La sagoma è il livello più basso del Normalismo, agli occhi del mondo dei coetanei la sagoma è ciò che il nome suggerisce: un oggetto indistinto, spesso poco considerato, qualcuno che si confonde nell' ombra, e che nell' ombra (almeno coi coetanei) vuole rimanere. Un bel giorno però la nostra sagoma (diciamo intorno ai 15 anni), comincia a chiedersi il come ed il perchè di alcune cose: perchè i miei amici limonano e io no ? Perchè i miei amici vengono invitati alle feste e io no ? Perchè la biondina del terzo banco non mi caga di striscio mentere adora il coatto antico della V B? E lì la sagoma, che come tutti i Normalisti è tutto fuorchè stupido, capisce e si dice come Cristo sulla croce "Abba, abba, perchè mi hai fatto Normalista ?", capisce di essere una sagoma, e proprio in quel momento, come per magia, diventa una maschera.
E' questo il momento più brutto della vita del Normalista, egli ha capito di essere tale, e da giovine nullità quale è non lo accetta, ma essendo Normalista si guarda bene dal cambiare se stesso: preferisce farsi crescere i capelli, cominciare a vestire come un derelitto e ostentare modi da nouvelle Diogene Cinico. Come risulta ovvio anche al lettore meno smaliziato queste contromisure non servono ad un emerita minchia, se non a portare il soggetto in questione ad essere ancora più inviso a chiunque, specie perchè questa ameba con quattro arti pensa sinceramente di essere tra le dieci persone migliori del mondo. Finchè.
Finchè la maschera non conosce altre maschere come lui, e raggiunge una consapevolezza importante: essere Normalisti non è necessariamente una croce, può anzi essere una benedizione, perchè vuol dire avere un punto di vista molto particolare sul mondo, vuol dire di solito avere un' intelligenza brillante e una dose di autoironia da vaccinare un elefante contro molte delle brutte situazioni della vita. E nel momento in cui comprende tutto questo, una beatitudine profonda entra in lui, ed egli diventa una macchietta, grado più alto e consapevole del Normalista. La macchietta è l' amico scoppiato della vostra compagnia, quello che ha sempre la freddura talmente tremenda che alla fine fa sganasciare, quello che con la sua imbranataggina vi intriga (dico per le donne eh !), la macchietta è insomma uno sfigato di successo.
Questo processo è però possibile solo se la macchietta decide di voler vivere dentro e non contro la società; perchè se la macchietta sceglie di continuare nell' isolamento della maschera, pur avendo una consapevolezza da macchietta, ecco che diventa la caricatura di se stesso.
La caricatura di se stesso è un Normalista che ha abbracciato il lato oscuro del Normalismo, è quello che pensa che il Normalista che scopa, che si diverte, che insomma vive una vita normale, senza rinnegare se stesso, è un venduto, uno che ha mollato, un nemico. Contro questo lugubre personaggio c' è una sola arma da poter utilizzare: la pesantissima e continua presa per il culo, se il caso ad libitum.
E con questo vi saluto alla prossima lezione, e ricordate: l' unico bastardo, sei tu che abbandoni il normalista che c' è in te.
LAVN (LEGA ANTI VIVISEZIONE NORMALISTI)
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4 commenti:
certe volte , quando leggo quello che scrivi, mi chiedo se ho generato un genio oppure un mostro :o)Personalmente propendo per la prima ipotesi....
Fammi capire (perche' qui la cosa diventa difficile). Il normalista, una volta preso coscienza di essere tale e che non e' poi male essere tale, si accetta per quel che e' e prende con ironia la realta' che lo circonda. OK? Invece se continua a prendersi troppo sul serio e dichiara guerra al mondo diventa grottesco. Ho capito bene?
Sai che mi hai fatto venire in mente un altro amico blogger di 15 anni. Non so se lo potrei definire un normalista ma mi sembra che stia attraversando uno di quei periodi in cui si darebbe fuoco al mondo intero (il lato oscuro del normalista?). Se puoi, dagli un'occhiata:
http://lavocedilorenzo2.blog.kataweb.it/2008/09/26/in-morte-di-lorenzo/
Ciao,
Esatto artemisia, hai afferrato in pieno ! Grazie della lettura e della segnalazione, andrò a dare un occhiata !
Per la parte "geniale" penso abbia contribuito anche mamma!
Mulan
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