venerdì 26 settembre 2008

Teoria del Normalismo(1)

Se dovessi spiegare cos è il Normalismo, in quanto categoria del sapere, mi troverei spiazzato. E' una teoria filosofica, è un' ipotesi sociologica, è un modo di essere, una categoria dello spirito, è una filosofia di vita e molto altro. Ma è soprattutto il frutto più sofferto e ragionato di una piccola combriccola di cazzoni perdi tempo che, all' epoca della nascita del Normalismo, aveva preso una sbandata per un ottimo bar tipico catanese dalle parti di piazza Bologna e passava in tale ameno luogo lunghi pomeriggi improduttivi fra cassate (badate bene cassate), arancini, granite di mandorle e chiachiere sul niente. Approfondendo il contesto potrei aggiungere che l' età dei padri fondatori del Normalismo "spaziava" fra i venti ed i ventidue anni; questi saggi dottori della deficienza agonistica, della lullaggine estrema, erano all' epoca alle prese con un problema grandissimo, una mancanza insormontabile, un vuoto esistenziale di enorme portata: scopavano di molto, ma di molto poco (per la cronaca: alcuni hanno migliorato, altri rimangono in questa loro condizione di carenza) si può quasi dire per niente. Ed i nostri furbacchioni, per risolvere il loro problema, lungi dal cominciare a vestirsi da persone civili, mettere il capino in qualche locale, e darsi da fare per rimediare un po' d' amore ("fosse pure ancillare", diceva Guccini in "Bologna") non trovavano di meglio che (per l' appunto) ingrassarsi a forza di cannoli, e chiedersi in maniera inconcludente perchè tale carenza di donne. Ed essendo una bella banda di "sfigati" (modalità Goonies con puntate nel classico imbranato dei film anni '80) da sempre, ed avendo ormai capito che il loro ruolo nella società era, diciamo così, "marginale", trovavano proprio in questa loro "marginalità" la spiegazione delle loro sofferenze. Ecco, queste le fondamenta del Normalismo.
Alla base del Normalismo c' è una considerazione sociologica: fino agli anni novanta circa, la sottocultura giovanile, era tendenzialmente divisa lungo un asse bipolare, di lettura abbastanza semplice, l' esempio più tipico è quello degli anni settanta, oppure monopolizzata (più o meno eh, si parla per generalizzazioni da bar!) da una "vague" particolare (i "paninari" negli anni ottanta, sebbene anche loro avessero i loro rivali nei dark e nei punk); con gli anni novanta tutto cambia, la sottocultura giovanile diventa "le" sottoculture giovanili, e piano piano si vanno formando sempre più "sottomode", con i loro comportamenti, i loro dress code, insomma le loro peculiarità: i metallari, i truzzi, le zecche, gli "hip-hoppettari", i pariolini, i punkettoni, i punkabbestia ecc. ecc. La caratteristica di questi gruppi è che al loro interno vige una "norma", e più ci si adegua a questa "norma" più si è ben accetti, ne consegue che la "normalità", pur essendo relativa all' interno di ogni gruppo, è il gold standard di chi appartiene a queste sottoculture. Ma cosa succede ai "normali" generici ? I "vecchi normali" ? Succede che non sono più normali, perchè la loro normalità è al di fuori di un gruppo sociale, è un adeguarsi ad una norma che non esiste più, è "stranezza" proprio a causa di questa loro normalità. Troppo precisi per le zecche, troppo zecche per i pariolini, troppo tranquilli per i punkabbestia, troppo estremi per i "tranquilli". E quindi ? Quindi non sono più normali, ma "Normalisti": alla ricerca di un appartenenza ad un gruppo esteso, un gruppo che ha confini mobili, e che costringe a valutare a fondo ogni singola persona, perchè non ha norme di riferimento.


Finisce quì questa sproloquiante prima puntata sul Normalismo, che mi vede a sudare sulla tastiera, cercando, chissà poi perchè, di sistematizzare un intero mondo interiore nato fra mille risate un' estate di qualche anno fa, che però non ha perso nulla di ciò che vi vedevo allora.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

dio mio! E pensare che solo un po' di più di volgarissima "figa" ci avrebbe privato di queste vette di speculazione filosofica!!
Un grazie sentito a tutte le ragazze romane (ed eventualmente anche a qualche partecipante ad un non meglio identificato Erasmus) per NON avervela data. Le scienze umane ne avrebbero sofferto.

Artemisia ha detto...

A me stanno simpatici questi "normalisti" (al contrario di quelli della Normale che hanno tutti la puzza sotto il naso). Facci sapere di piu'. Mi hai ricordato i miei ex compagni di scuola (si parla della prima meta' degli anni ottanta) avevano creato un gruppetto di sfigati che "andavano in bianco". Poi pero' hanno fatto insieme una vacanza in un villaggio Valtur e sono tornati tutti accoppiati, qualcuno con la futura moglie.

Belphagor ha detto...

Il che può essere considerato un lieto fine o no...dipende dai punti di vista ;)! Comunque sono contento che ti stiano simpatici i normalisti, hanno molto bisogno di calore umano :) !

Artemisia ha detto...

Eh, si', dipende molto dai punti di vista!