In questi giorni, complice l' umore un po' malinconico e i lunghi pomeriggi estivi da riempire, mi sono dato ad una mia personale Recherche proustiana.
Dopo aver buttato merda per anni su Spoleto e sui luoghi nei quali ho passato l' ultima infanzia e la preadolescenza, sono arrivato alla conclusione che, nonostante tutti i limiti che questo paese ha, è casa mia. O meglio è il luogo in cui, sopra ogni altro, io mi sento a casa.
E' non è solo questione di "aria di famiglia". Certo, qui ci sono ancora i miei genitori ed i miei fratelli, oltre alle persone che più ho frequentato nel passato. Ma non è solo quello. E' proprio la geografia di questi luoghi che mi fa sentire a casa.
I dolci pendii coperti di ulivi, le cime più alte coperte di verde, le strade bianche che portano chissà dove.
Ecco, soprattutto le strade bianche nei dintorni di casa mia mi fanno capire che finalmente sono tornato.
Le stesse strade che dai nove ai tredici anni ho girato in lungo ed in largo, esplorandole fino in fondo, seguendone tutti i rivoli fino alla cime delle colline, il fondo delle valli, le case abbandonate, le radure.
Proust aveva le maddalene, io ho le strade bianche. Ma l' effetto è lo stesso. Mi è bastato ricalcare per pochissimo quelle strade bianche, per tornare immediatamente bambino, con la capacità di immaginare che alla fine di quella strada, ci fosse chissà che.
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3 commenti:
Bellissime foto.. Io sono nato nelle campagne attorno a Firenze; tutte le volte che vedo quelle strade strette tra due muri in pietra, immerse nel verde, mi sento in pace col mondo.
per me e' il quartiere in cui viveva mia nonna, me lo sento miomiomio. Li' sono a casa, serena, in pace col mondo.
A me verrebbe subito voglia di percorrerle in bicicletta.
Pensa che invece la mia infanzia e preadolescenza è legata ad un anonimo quartiere popolare alla periferia di Firenze fatto di palazzoni anni Sessanta. Il verde era rappresentato dai giardinetti racchiusi tra i palazzi.
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