mercoledì 30 settembre 2009

Vi amo tutti!

Lo sapete che vi amo tutti, no!?
Però...però...però...
Vorrei tanto scrivere:del convegno (che bello!), dell' esame di dottorato che si avvicina (che brutto!), della storia che va a gonfie vele (che dolce!), dell' esperimento che sta finalmente partendo (che fifa!), della convivenza col fratellino (che spettacolo!).
Ma sono svogliato e stanco. E mi vergogno, perchè lo so che anche voi probabilmente lo siete (stanchi, dico, non svogliati), eppure trovate lo stesso la forza !
Che dire, a mio discapito vi fo vedere che faccia c ho a fine giornata...



sabato 19 settembre 2009

Il fascino discreto della borghesia satanica

Qualche sera fa, in preda ad un delirio cinematografico ed oppresso da cupa eppur piacevole solitudine, mi sono sparato in rapida sequenza "Il fascino discreto della borghesia" e "Rosemary's Baby".



Del primo non saprei neanche bene cosa dire. Film immenso nella sua raffinata semplicità. Film che merita e necessita sicuramente di più di una visione. Certamente di primo acchitto si rimane affascinati dalle singole scene, più che dall' insieme. E dal talento visionario e visuale di Bunuel. E certamente si gode del ironico contrasto sempre presente fra le pedanti buone maniere di questi signori benpensanti, e i loro traffici di cocaina, i loro tradimenti, la loro sessualità malata.
Certo Bunuel parla di una borghesia che oramai è quasi scomparsa. In un mondo in cui praticamente tutti sono borghesi, quasi nessuno lo è più in quel senso. Diciamo che abbiamo perso anche le buone maniere e la velata ipocrisia di quella classe, spesso mantenendone inalterati i vizi. Come dire, nessuno direbbe più "Ecco, avete appena visto come non deve essere bevuto un Martini Dry"...ma forse siamo tutti un po' più cafoni. E' strano che la mia lettura sia esattamente l' opposto di quella di Bunuel, ma lui non ha fatto in tempo a vedere la borghesia di la da venire.



Strano accostamento, dopo "Il fascino..." quello di "Rosemary's baby", ma forse non così tanto. Il film può avere due chiavi di lettura. Anzi, facciamo tre. La prima è quella dell' ottimo thriller-horror, quasi investigativo, direi. Oltre che quella dell' ottimo film in quanto a tecnica cinematografica e recitazione (Mia Farrow e Cassavetes, mica Boldi & De Sica!). La seconda è certamente quella dell' investigazione sulla maternità. Rosemary vuole disperatamente il suo bambino (che incerta sul sesso com è, chiama "Sarah-o-Andy"), è disposta a fuggire persino dal marito che crede in combutta con la congrega pur di salvarlo. Ma in realtà al suo bambino non vogliono fare del male, anzi, lo vogliono adorare, figlio com è del demonio. E quando lei scopre l' amara realtà sarà il suo istinto materno a prevalere, piuttosto che la sua educazione cattolica ("Non ti chiedo di condividere la nostra fede, ma solo di essere la madre di tuo figlio", le dice il capo della congrega).
C' è poi la terza chiave di lettura. Il film è del '68. E mi son chiesto: ma con tutto quello che succedeva nel '68, Polanski, non aveva altra storia da racconatare che questa? Forse una sorta di rifugio fantastico dalla realtà sociale così tesa di quegli anni? Poi ho fatto caso che nel film, la congrega, è composta da anziani signori, distinti, borghesi. Che non fanno altro che far la calza, apparecchiare la tavola come si deve, offrire the e dolcetti. Niente freaks, niente giovinastri: una accolita di anziani perbenisti con l' hobby del demonio. E allora, credo, eccolo il messaggio più nascosto del film: Polanski voleva indicare come fosse davvero il male, allora, e chi realmente fosse.



Certo è ironico constatare che abbia poi dovuto scoprire, a spese sue e soprattutto della povera Sharon Tate, che a volte il male ha anche l' aspetto di un freak dai capelli lunghi e gli occhi spiritati. Ma questa è un altra storia...

martedì 8 settembre 2009

ALLEGRIA!!



E adesso per quanto tempo ci stracceranno le palle?

sabato 5 settembre 2009

Il lupo


Ho un lupo. Una volta lo portavo in giro, sapete. Con una certa nonchalance. Ero convinto che fosse un animale come un altro. Sapevo benissimo che poteva essere pericoloso, Cristo, era un lupo! Ma pensavo che, essendo il mio lupo, non fosse poi così cattivo. E quindi, appunto, me lo portavo dietro. A volte col guinzaglio, a volte lo lasciavo persino libero, senza guinzaglio ne museruola. La gente non lo trovava poi così strano, ad alcuni piaceva persino il mio lupo. E' una storia vecchia: pericolo e fascino. In un modo o nell' altro la conosciamo tutti. Pericolo e fascino.
Poi le cose si sono un po' complicate. Perchè il lupo mi metteva nei guai. Mordeva, ringhiava. E tirava al guinzaglio. Uh, se tirava. E credetemi, non era un tipo da lasciarsi mettere il collare a strozzo. Non gli garbava per niente essere strattonato.
Quindi, dicevo, il lupo mi metteva nei guai. E soprattutto, spaventava alcune persone. A volte persone che mi erano molto vicine. Persone a cui volevo e voglio molto bene.
Io cercavo di spiegare loro che in fondo, anche se con gli artigli ed i denti aguzzi, per Dio, era il mio lupo! E tanto cattivo non era, in fondo. Loro dicevano che ero io a non capire, e che l' affetto che nutrivo per la simpatica bestiola non mi permetteva di vedere che razza di carogna bastarda fosse in realtà. E se ne andavano.
Alla fine venne la volta che quel bastardo dal pelo grigio morse me. Gesù, me! Il suo padrone, quello che gli dava i bocconi scelti, e lo portava in giro per il mondo.
E' stato allora che ho cominciato a pensare di disfarmene. Ma capirete anche voi che non è così semplice disfarsi di un lupo. L' ENPA non lo prende mica un lupo. Specie uno viziato come il mio. Abbandonarlo in autostrada non mi sembrava una buona idea, sia per ragioni morali che per motivi pratici. In più ha sempre sofferto il mal d' auto, quel maledetto dagli occhi gialli. Arrivai al punto di pensare, bè, facciamola finita. Una fucilata e via. Poi lo sotterro da qualche parte e buonanotte al secchio.
Ci sono arrivato molto vicino. Eravamo lì, io da una parte e lui all' altra estremità del fucile. Il mio sguardo scorreva lungo la canna, arrivava al mirino e finiva dritto nei suoi occhi gialli. E semplicemente non ce l' ho fatta. Perchè per quanto quel canide infido dalle orecchie a punta fosse, per l' appunto infido e maligno, mi aveva sempre dato il destro per un paio di sghigni di quelli buoni. Si insomma, avevamo passato bei momenti assieme. Non riuscivo a premere il grilletto.
Allora l' ho messo in cantina. E' chiuso a chiave. Gli do da mangiare, poco. Poco perchè voglio che resti deboluccio. Sì perchè la porta della cantina non è poi così resistente. E lui è forte, molto forte. Per cui un po' di carne ogni tanto, giusto perchè non crepi. Ma non abbastanza perchè possa avere velleità di fuga.
Perchè, vedete, sono sicuro che lui non avrebbe i miei stessi scrupoli. Sono convinto che a dargliene l' occasione quella bestiaccia mi affonderebbe le fauci nel collo con immenso piacere. E io ci tengo al mio collo. Così com è, senza sfiatatoi aggiuntivi.
Vi devo confessare una cosa. Ogni volta che scendo in cantina per dargli quel po' di carne, ho paura. Perchè di tanto in tanto mi viene voglia di riportarlo un po' a spasso il mio lupo. Vai poi a sapere perchè.