
Secondo una teoria psicologica gli uomini sono condannati ad avere un' identità più incerta e fluttuante rispetto alle donne. Questo perchè sono costretti, per acquisire la loro identità maschile, ad una forte cesura dalla iniziale individuazione che tutti i bambini hanno con la madre. Il processo di individuazione delle donne sarebbe più facile, poichè possono, almeno in parte (e sicuramente non tutte ne sono felici), restare legate alle identificazioni primigenie con la madre ed il suo corpo.
Il corpo della madre. Quante parole sono state spese in psicologia su questo argomento. Il Santo Graal di intere teorie psicodinamiche, questo è il corpo della madre. Teorie che usano paroloni e concetti astratti, per spiegare una cosa che è così semplice. Il corpo della madre è il clichè (nel senso proprio di "stampo", "matrice") di ogni cosa buona di la da venire nella vita di chiunque. Il calore, il cibo, l' affetto, la cura, la consolazione, il profumo di una pelle vicina alla tua, l' essere sollevati, presi in braccio, fisicamente e metaforicamente.

Ma è anche la base di ogni futura esperienza di rifiuto, rigetto, mancata accoglienza. Spesso le due cose convivono e coesistono, a volte persino nello stesso momento.
Mi hai accolto o mi hai respinto, mamma?
Entrambe le cose, come ogni madre.
Ricordi si intersecano fra loro nella mente, condividere il lettone quando papà era fuori (novello Edipo), abbracci e baci, cure. E anche paura, il vederti lontana, preoccupata, ed io bambino ad assumerne la colpa (quanto questo mi condiziona tutt ora non sarà mai facile dirlo).
Eppure non ti cambierei con nessun altra al mondo, e ti amo così tanto.
Ho praticato la mia cesura, te ne sarai accorta. Non c è stato un momento preciso in cui il punto di equilibrio della complicità e della sintonia si è spostato da te a papà. Ma lo vedi da te, è successo.
Eppure mamma, doveva succedere, perchè io cessassi di amarti come un bambino, e cominciassi ad amarti come un uomo. Non più l amore che chiede cure e consolazioni, ma l amore che vuol curare e consolare, ed in questo ha la sua consolazione. Non più l amore della dipendenza, ma l amore della libertà.
Non ti arrabbiare quando ridiamo di te. Se tu vedessi dietro quelle risate l' amore che c è, ed il dolore per il vederti a volte soffire, so che non ti arrabbieresti.
Con noi tre hai avuto un rapporto diverso. Io il primo, e per un certo tempo l unico, oggetto estraneo e misterioso piombato nella tua (nelle vostre) giovani vite. Una responsabilità così grande. Ma affettuoso, legato, tuo come forse non lo è stato Eugenio, il cui poco appetito ti faceva sentire respinta, ne Virginia, il cui essere femmina l ha legata fin da subito così tanto a papà.
Eppure credimi se ti dico che il nostro amore per te è enorme, e che anche oggi, che compi 50 anni, si riesce a tratti a vedere in te la ragazzina che volteggiava sui pattini, come hai sempre volteggiato, a volte stagliandoti alta in una presa, a volte cadendo, nelle nostre vite.
Auguri mamma.
