mercoledì 29 aprile 2009

Tutto su mia madre


Secondo una teoria psicologica gli uomini sono condannati ad avere un' identità più incerta e fluttuante rispetto alle donne. Questo perchè sono costretti, per acquisire la loro identità maschile, ad una forte cesura dalla iniziale individuazione che tutti i bambini hanno con la madre. Il processo di individuazione delle donne sarebbe più facile, poichè possono, almeno in parte (e sicuramente non tutte ne sono felici), restare legate alle identificazioni primigenie con la madre ed il suo corpo.
Il corpo della madre. Quante parole sono state spese in psicologia su questo argomento. Il Santo Graal di intere teorie psicodinamiche, questo è il corpo della madre. Teorie che usano paroloni e concetti astratti, per spiegare una cosa che è così semplice. Il corpo della madre è il clichè (nel senso proprio di "stampo", "matrice") di ogni cosa buona di la da venire nella vita di chiunque. Il calore, il cibo, l' affetto, la cura, la consolazione, il profumo di una pelle vicina alla tua, l' essere sollevati, presi in braccio, fisicamente e metaforicamente.



Ma è anche la base di ogni futura esperienza di rifiuto, rigetto, mancata accoglienza. Spesso le due cose convivono e coesistono, a volte persino nello stesso momento.
Mi hai accolto o mi hai respinto, mamma?
Entrambe le cose, come ogni madre.
Ricordi si intersecano fra loro nella mente, condividere il lettone quando papà era fuori (novello Edipo), abbracci e baci, cure. E anche paura, il vederti lontana, preoccupata, ed io bambino ad assumerne la colpa (quanto questo mi condiziona tutt ora non sarà mai facile dirlo).
Eppure non ti cambierei con nessun altra al mondo, e ti amo così tanto.
Ho praticato la mia cesura, te ne sarai accorta. Non c è stato un momento preciso in cui il punto di equilibrio della complicità e della sintonia si è spostato da te a papà. Ma lo vedi da te, è successo.
Eppure mamma, doveva succedere, perchè io cessassi di amarti come un bambino, e cominciassi ad amarti come un uomo. Non più l amore che chiede cure e consolazioni, ma l amore che vuol curare e consolare, ed in questo ha la sua consolazione. Non più l amore della dipendenza, ma l amore della libertà.
Non ti arrabbiare quando ridiamo di te. Se tu vedessi dietro quelle risate l' amore che c è, ed il dolore per il vederti a volte soffire, so che non ti arrabbieresti.
Con noi tre hai avuto un rapporto diverso. Io il primo, e per un certo tempo l unico, oggetto estraneo e misterioso piombato nella tua (nelle vostre) giovani vite. Una responsabilità così grande. Ma affettuoso, legato, tuo come forse non lo è stato Eugenio, il cui poco appetito ti faceva sentire respinta, ne Virginia, il cui essere femmina l ha legata fin da subito così tanto a papà.
Eppure credimi se ti dico che il nostro amore per te è enorme, e che anche oggi, che compi 50 anni, si riesce a tratti a vedere in te la ragazzina che volteggiava sui pattini, come hai sempre volteggiato, a volte stagliandoti alta in una presa, a volte cadendo, nelle nostre vite.
Auguri mamma.

martedì 28 aprile 2009

Live in Berlin!

Qualche giorno fa ho notato, su Facebook, l applicazione "Living social" "Five album that shaped me" (per i non anglofoni cinque album che mi hanno "formato"). Non ho esitato ad inserire tra i cinque "Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi - Del conseguimento della maggiore età", primo LP dei CCCP. Perchè è un album che davvero mi ha formato in qualche modo, o perlomeno ha formato i miei gusti musicali a venire: il suono fra il punk e l industrial stemperato dalle liriche tese, ironiche, rabbiose, colte e popolari di Ferretti e soci mi hanno sicuramente preparato a sound più pesanti di la da venire. In più quest album mi ha aperto gli occhi su una certa estetica (ed etica?) punk, che fin ora mi sfuggiva. Il comunismo (o meglio il "sovietismo") degli alfieri dell Emilia punk (e paranoica) è fatto più di amore odio e ironia che di reale adesione. I canti della sonnolenta emilia di provincia, il comunismo di governo, quasi borghese, sono storpiati e violentati da Ferretti più per il gusto della rottura che per reale adesione ad un estremismo di sinistra. Credo che in qualche modo i CCCP utilizzassero la falce e martello come i punk londinesi nel 77 utilizzavano la svastica: come rottura estrema delle regole della società in cui vivevano. Ferretti adottando l estetica sovietica fa un passo ancora più profondo, mettendo in luce l ipocrisia del sistema Emilia in cui viveva:volete il comunismo, eccovelo in tutta la sua dirompente potenza rivoluzionaria. Il resto è storia e vita privata (a differenza di molti non disprezzo l attuale Giovanni Lindo, trovo anzi che sia punk quasi più di allora, ma va bè!).
Tutta questa riflessione si lega al fatto che domani sera me ne parto per Berlino, città dove il duo Ferretti-Zamboni si è formato musicalmente, anche grazie all ascolto dei già citati Einsturezende. Due canzoni sono, almeno per me, legate indissolubilmente al rapporto CCCP-Berlino, e qui ve le posto.







PS:il secondo video è bruttino forte, lasciate perdere le immagini, godetevi un Ferretti allucinato come mai!

giovedì 23 aprile 2009

Vieni giù vieni giù manifestO pure tu!





Sul blog di Paul the wine guy, il generatore automatico di manifesti del PD per fare il vostro. Divertitevi gente, e magari fatemi vedere cosa ne esce!!

martedì 21 aprile 2009

Rotocalchi


Oggi a pranzo stavo guardando il rotocalco di Rai2: una scrofa che allatta dei tigrotti, una nuova pillola miracolosa per perdere peso, un concorso canino, un intervista ad un attore di fiction televisive...roba così. POI è cominciato "Costume e Società".

venerdì 17 aprile 2009

Alcune cose...

Alcune cose che ho imparato:
  • ho imparato a non mettermi al volante ubriaco;
  • ho imparato a non bere MAI birra doppio malto corretta tequila;
  • ho imparato che l hashish mi fa stare male, ma la marijuana mi fa stare peggio;
  • ho imparato che difficilmente i sentimenti per le persone scompaiono, piuttosto si trasformano, purtroppo spesso nel loro opposto;
  • ho imparato a cercare di cavarmela da solo;
  • ho imparato a chidere aiuto a poche e selezionate persone.
Alcune cose che non ho imparato:
  • non ho imparato ad avere ragione, e mi sembra di aver torto anche quando non è così;
  • non ho imparato a disinteressarmi del giudizio degli altri, fosse anche un estraneo che passa per strada;
  • non ho imparato a mantenere contatti lassi con le persone;
  • non ho imparato ad avere conoscenti, ho solo amici, pochi, molto pochi;
  • non ho imparato a passare oltre agli errori, le cazzate e le figuracce che faccio;
  • non ho imparato a farmi gli stracazzi miei;
  • non ho imparato a stare zitto quando serve.

Alcune cose che mi rilassano:
  • preparare il bancone quando lavoro da solo, scegliendo i tappi dosatori migliori, le pinze per la frutta migliori and so on and on;
  • leggere, soprattutto in bagno;
  • guardare film dell' orrore, ma solo se adolescienziali e splatteroni;
  • ascoltare i Dead Can Dance;
  • fare la prima cacca del mattino, specie di Venerdì, specie leggendo le rubirche "Lessico & Nuvole" e le recensioni dei ristoranti e dei vini su "Il Venerdì";
  • uscire intorno alle quattro, col bel tempo, per prendere un gelato dalla "Fata Morgana", specie l' Afrodite (al lime e sedano) nelle buonissime cialde fatte da lei (una donna da sposare);
  • fare le ANOVA con "StaWin", specie se so già che il risultato sarà significativo;
  • leggere i blog del mio blogroll.
Alcune cose che mi rendono ansioso:
  • parlare con la mia Prof.;
  • avere a che fare con il Prof. della mia Prof. (una specie di Prof. al quadrato);
  • fare le ANOVA con "StaWin", specie se il risultato non è come me lo aspettavo;
  • parlare con una bella ragazza, o meglio con una ragazza che io trovo bella;
  • litigare con JJ;
  • litigare in genere;
  • andare a letto e scoprire che i pensieri che hai accantonato per tutta la giornata si sono dati allegro convegno tutti ai piedi del tuo letto per l' una;
  • prendere l' aereo;
  • l' idea stessa di prendere l' aereo;
  • decidere cosa mettermi la mattina, salvo poi mettersi sempre le stesse cose;
  • guardarmi le maniglie dell amore allo specchio;
  • sapere che esiste una persona al mondo che pensa che sono sfigato/antipatico/stupido.

Per momenti caotici, post caotici.

E adesso, rilassiamoci insieme!

giovedì 9 aprile 2009

Cosa ho fatto, cosa faccio, cosa farò


In questo momento mi sento confuso. La laurea mi ha portato in dono solo dubbi e timori. La fine di un percorso sicuro e l' inizio della vera strada. In salita. Insicura. Insomma quella che percorrete tutti voi, che mi leggete, essendo la vostra età media un po' superiore alla mia. Ma che dire? La vita è questa. Ma non nego che, appunto, sono confuso.
Ho pensato che un buon modo per capire dove andare è guardare indietro, da dove si viene, e fare il punto su dove si è. Per farlo in maniera piana, ragionata, la cosa migliore è spiegarlo a qualcun altro, e chi meglio di voi?
Ecco. Il 99,99% di quelli che fanno il test d' ingresso a psicologia, in genere, si pensano futuri Freud, Jung o Klein. Molti hanno letto qualcosa del vecchio Sigmund (molti senza capirci un cazzo, i più gettonati Ossessioni e Fobie, perchè fa figo il titolo e L' interpretazione dei sogni, perchè vuoi mettere che bello), tutti si sentono molto sensibili, hanno vaghi deliri di onnipotenza e si sentono pronti a redimere il mondo dalla sofferenza dell' anima.
Di questo 99,99%, il 99,99% di quelli che, come opzione di scelta per il corso di laurea, scelgono "Analisi dei processi cognitivi normali e patologici" lo fa o assolutamente a caso, o perchè sa che, essendo l' opzione meno scelta, è più facile entrare. Io l' ho fatto un po' per entrambi i motivi.
Bene. I primi corsi del primo semestre del primo anno erano i seguenti: Biologia, Psicofisiologia, Psicologia Generale.
E già li forse noi giovani novelli analisti dovevamo capire che le cose sarebbero andate un po diversamente da come ci aspettavamo. Biologia?! Psicofisiologia?!
E poi quella che sembrava avvicinarsi di più ai nostri interessi "Psicologia Generale": una teoria infinita di teorie (scusate il gioco di parole) su percezione, memoria, apprendimento, intelligenza, sviluppo, emozione, che chimavano in causa esperimenti, tempi di reazione, curve normali, curve seriali. Che diavolo c entrava con Freud? Niente! E infatti i professori non mancavano mai l' occasione per sparare bordate contro l' analisi e l' idea che uno psicologo sia automaticamente uno psicoterapeuta.
Insomma, ho studiato psicologia cognitiva. Cioè quella branca della psicologia che si occupa dello studio dei processi mentali attraverso l' analisi dell' informazione e basandosi pesantemente sul modello mente-computer. In qualche modo i processi mentali come software.
E dal solftware passare all hardware è un attimo, ed ecco che si passa come niente alla neuropsicologia cognitiva.
La neuropsicologia si basa essenzialmente sull' idea che ogni funzione abbia una struttura, e che ogni struttura (biologica ed in questo caso particolare cerebrale) esista per svolgere qualche funzione, dato che siamo tutti figli di Darwin e sappiamo che di solito la natura non lascia in giro cose inutili. Tutto questo manda in pensione una vecchia polemica fra funzionalisti e strutturalisti, con buona pace di tutti.
Di fondo l' idea nasce con lo studio delle sindromi neurologiche associate a lesioni cerebrali focali: se tutte le persone con un danno all' area X non sono più in grado di svolgere il compito Y, possiamo desumere che l' area X sia coinvolta nel compito Y. E' molto semplificato, ma l idea di fondo è questa.
Con l' avvento delle neuroimmagini funzionali, quelle cioè in grado di mostrare non solo come il cervello è fatto, ma anche come funziona (mostrando l'aumento del flusso ematico, legato al maggior metabolismo, della aree attive), la prova del coinvolgimento di date aree in date funzioni non si ha più solo negativamente (tramite lo studio delle lesioni), ma anche positivamente: se mentre il soggetto, ad esempio dentro uno scanner di risonanza magnetica, compie un dato compito, si attivano date aree, possiamo supporri che tali aree siano responsabili di quel compito.
Ma non è così facile.
Immaginate di voler studiare quali aree cerebrali sono correlate con la generazione di verbi. Non potete mettere semplicemente una serie di soggetti in macchina e chiedergli di generare dei verbi, infatti in quel caso i risultati della risonanza mostrerebbero non solo le aree legate alla generazione di verbi, ma anche le aree motorie responsabili del movimento del sistema fonatorio, ne consegue che non potreste dire quali aree sono effettivamente legate al compito che vi interessa. Dovreste inventarvi un compito di controllo, in questo caso per esempio una serie di movimenti buccofacciali, e sottrarre le attivazioni correlate a questo compito a quelle del compito sperimentale, sareste così ragionevolmente certi di osservare solo le attivazioni legate alla generazione di verbi.
Ecco. Questo più o meno quello che ho studiato.
Quello che sto facendo è scontrarmi con la mia intelligenza, evidentmente limitata, per trovare un compito di controllo confrontabile con il mio compito sperimentale. Cioè un compito che abbia per i soggetti la stessa difficoltà, poichè se i compiti sono diversi in quanto a difficoltà, non si è certi che dalla sottrazione rimangano le aree correlate al compito sperimentale; le aree attive infatti potrebbero essere legate semplicemente all' impiego di maggiori risorse attentive, proprio perchè il compito è più difficile.
Cosa farò? Ecco, il fatto è che non sono davvero convinto di voler passare tutta la vita a scervellarmi su compiti di controllo, programmi di statistica, regressioni lineari, analisi dei cluster e simili.
Forse dovrei pensare alla riabilitazione dei lesionati cerbrali, ma è una strada che comporta altri cinque anni di studio "a gratisse" (cioè, io pago ma non vengo pagato!). E non mi sembra il caso.
Scusate. Lo so. Era davvero noioso questo post!

sabato 4 aprile 2009

Coprire vuoti di idee con idee altrui

Sì, lo so. E' facile coprire un vuoto di idee con opere realizzate da altri.
Ma che devo dire? Il vuoto c è ed io tento di coprirlo.
In più credo che, specie per chi, come me, è "frocio della musica", gli ascolti di un dato periodo siano abbastanza indicativi dello stato d animo.
Mi è capitato di "riscoprire" questo pezzo degli Editors, e lo sto riascoltando tanto, ancora e ancora.
Un basso prepotente senza il quale la canzone non esisterebbe, le chitarre che gridano sventagliando tutta la loro sofferenza e la loro rabbia, una batteria non preponderante ma che fa il suo mestieraccio. E poi il testo. Il testo mi ossessiona ultimamente. Come tutti i pezzi che periodicamente mi catturano ho l impressione che parli di me e con me, direttamente, senza intermediari.
Certo non è proprio una canzone allegra, o ottimista. Ma io ci vedo un filo di speranza residua, e la voglia di continuare a combattere, anche se "sai che sei perso, continui ad andare avanti, comunque".




When the time comes
You're no longer there
Fall down to my knees
Begin my nightmare
Words spill from my drunken mouth
I just can't keep them all in
I keep up with the racing rats
And do my best to win

Slow down little one
You can't keep running away
You mustn't go outside yet
It's not your time to play

Standing at the edge of your town
With the skylight in your eyes
Reaching out to gods
The sun says it’s goodbyes

If a plane were to fall from the sky
How big a hole would it leave
In the surface of the earth

Let's pretend we never met
Let's pretend we're on our own
We live different lives
Until our covers blown

I push my hand up to the sky
Shade my eyes from the sun
As the dust settles around me
Suddenly night time has begun

If a plane were to fall from the sky
How big a hole would it leave
In the surface of the earth
The surface of the earth

Come on now
You knew you were lost
But you carried on anyway
Oh come on now
You knew you had no time
But you let the day drift away

If a plane were to fall from the sky
How big a hole would it leave
If a plane were to fall from the sky
How big a hole would it make
In the surface of the earth
The surface of the earth