giovedì 23 luglio 2009

La perdita, la sofferenza e le regole di esibizione

E' successo solo martedì sera, ma mi sembra sia passato un mese. Forse perchè in questi giorni mi è capitato di fare un sacco di cose.
E' strano come una perdita del genere cambi il senso del tempo. I pensieri girano e girano come un mototere in procinto di grippare. Ti aspetti che il mondo intero, persino il fluire del giorno e della notte compartecipino alla cosa.
E invece esci di casa, aspetti l autobus e ti rendi conto che per il mondo, in maniera abbastanza ovvia, non è cambiagto niente. I tram passano, la gente va al lavoro.
Ed ognuno prosegue nelle sue attività. Sai che c è qualcuno, qualcuno a te molto caro, che non lo farà più, ma tutti lo fanno. Compreso te.
Vedi la ragazza che frequenti prima che parta, perchè sai che per un po non ne avrai occasione. Magari ci fai anche l' amore. Tutto prosegue, tutto va avanti. Anche se la sansazione che hai è che tutto dovrebbe fermarsi, e piangere un po' insieme a te.
E' strano vedere come ognuno affronta la sofferenza in maniera diversa. Chi piange ogni tre per due e chi non può fare a meno di fare battute macabre (quest ultimo sono io).
La gente crede forse che non ti importi, che la perdita ti passi sopra, che in fondo tu non sia così dispiaciuto, così triste. Solo perchè la lacrime si rifiutano pervicacemente di farsi un giretto dagli occhi al mento. Ma non è così. Ogni risata, ogni battuta è una lacrima. E mi spiace per chi non riesce a capirlo. E' così che io affronto il dolore, non conosco altro modo che questo.
E che fastidio, in verità, mi danno le troppe lacrime. L' impressione che ho è che spesso siano un modo per pisciare via il dolore dagli occhi.
La stessa differenza che c è fra chi piscia dopo ogni media e chi aspetta di essere a casa, dopo un paio di litri di bionda, per pisciare fuori tutto assieme, con calma, nel suo bagno, e far le cose per benino.
Anche perchè ci sono due ruoli in questo caso: o si piange o si consola. Chi piange non può consolare. Allora meglio lasciar piangere chi piange e cercare di fare bene il ruolo di chi consola, anche se così a te non ti consola nessuno.
Sono solo diverse regole di esibizione delle emozioni.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

nessuno meglio di me ti può capire. Lo sai, ho aspettato di essere da solo per piangere con tutta quella disperazione che sento; ma sono stato contento di averti avuto lì in quel momento, di averti sentito presente non solo fisicamente.

Crazy time ha detto...

si vede che sei un consolatore.
pero' non dimenticare di farti consolare. e' importante anche quello.
un abbraccio

rodocrosite ha detto...

Cerca solo di essere come davvero ti senti, lacrime o battute quello che viene, solo non reprimerti, non tenerti tutto dentro, trova il modo di far fluire il dolore. Che non se ne andrà mai del tutto. Devi trasformarlo e farne buon uso.

Spinoza ha detto...

Non so cosa sia successo, ma mi dispiace molto.

Artemisia ha detto...

Ti capisco perfettamente e ti sono vicina.

tentarenuoce ha detto...

Quel fare battute impietoso lo conosco: è un accettare forse, un impedire a se stessi di fuggire, di essere assenti—è una maniera di piangere senza urlare, e evitare insieme di dire che il dolore ti è piantato dentro.

Malensa ha detto...

Una volta leggevo che, le lacrime assumono diversa composizione chimica,in base all'emozione che le ha prodotte.
Lanciarsi in facili giudizi e' roba facile per la favella umana, che parla .... parla ... e non media.

Il dolore poi ... cosa sarà questo dolore?! Cosa sarà questo amore?! ... una lacrima universale cicatrizzata da qualche parte fra il cingolo e l'intenzione.

Però tu .. bada bene! Pisciare e' fisiologico!

Mr.Loto ha detto...

Penso che ognuno abbia il suo modo di affrontare la sofferenza e per questo vada rispettato; none siste un modo migliore e uno peggiore.